Moglie tenuta in ostaggio dal marito armato in casa a Preganziol, lui è già stato scarcerato: è a casa con il braccialetto elettronico

PREGANZIOL (TREVISO) - «Sì, quella sera abbiamo litigato. E non era la prima volta. Stiamo parlando da tempo di separazione, ma non accetto quella consensuale:...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PREGANZIOL (TREVISO) - «Sì, quella sera abbiamo litigato. E non era la prima volta. Stiamo parlando da tempo di separazione, ma non accetto quella consensuale: non sono stato io a tradire». In sintesi è solo un passaggio degli oltre 30 minuti di interrogatorio reso dall’operaio 55enne di Preganziol, ex militare, arrestato giovedì mattina nella sua abitazione di via Gorizia dai carabinieri del reparto servizi operativi speciali per aver sequestrato e minacciato la moglie con una pistola, davanti al gip Marco Biagetti nel nel carcere di Santa Bona. Difeso dall’avvocato Luigi Fadalti, l’uomo ha raccontato la propria verità, tanto che il giudice, come peraltro richiesto anche dal sostituto procuratore Giulio Caprarola, gli ha concesso gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella casa del padre, che dista qualche centinaio di metri da quella in cui vive con la moglie, un’ex ballerina di 58 anni. 


L’INTERROGATORIO
L’operaio, dipendente tecnico di un’azienda di Marghera, oltre a ricostruire i rapporti con la moglie ha anche ricostruito quanto accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì. «Sequestro di persona? No, mia moglie ha sempre avuto le chiavi di casa». E sulle minacce con una pistola in mano ha sottolineato: «Certo, ho sette armi in casa tra pistole, fucili e carabine, tutte regolarmente detenute. Cinque sono sempre rimaste nell’armadietto blindato assieme ai caricatori di altre due, che avevo nel cassetto del comodino». E ancora: «Non le ho puntate contro mia moglie». E in ogni caso, secondo la difesa, sarebbero state innocue, senza alcun colpo in canna. Il codice rosso, però, è scattato subito, dopo la chiamata della figlia 28enne della vittima che temeva per l’incolumità della madre. «Questa volta di ammazza» le aveva scritto la donna. Un messaggio che ha messo in allarme la giovane che ha fatto intervenire i reparti speciali. 


LA RICOSTRUZIONE


La versione resa agli inquirenti dalla vittima è però diversa. La Procura, che procede per i reati di sequestro di persona aggravato e maltrattamenti in famiglia, parla di un clima pesante da tempo, fatto di litigi e pressino psicologiche confermate anche dai vicini di casa, che spesso sentivano urla provenire da quell’appartamento. Fino a mercoledì, però, non era mai stata formalizzata alcuna denuncia, né le forze dell’ordine avevano operato alcun intervento per sedare liti o riportare la calma in famiglia. Il rapporto tra i due era finito da un po’, si parlava di separazione. E mercoledì, secondo quanto riferito dalla 58enne, stavano parlando proprio di quello. «Ti lascio, voglio andarmene per sempre da qui» gli ha detto al culmine di un litigio. È stata questa, probabilmente, la molla che ha fatto scattare la reazione del 55enne che l’ha chiusa in casa sotto la minaccia di una pistola. Dopo il messaggio alla figlia, sono iniziate le comunicazioni con il negoziatore dei carabinieri: il suo compito all’inizio è stato quello di farle recuperare un briciolo di lucidità. Fino a quando, il mattino successivo, la 58enne ha portato fuori il cane consegnandosi ai carabinieri che, a quel punto, hanno fatto scattare il blitz nell’abitazione di via Gorizia.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino