Miriam, 22 anni, pendolare tra Latina e Padova per insegnare 2 ore alla settimana

Miriam Zottola all'ingresso dell'istituto Girardi
CITTADELLA - In treno, 650 chilometri di sola andata, per insegnare due ore alla settimana. Al mese 200 euro di stipendio e 700 di spese di trasporto, senza contare vitto e...

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CITTADELLA - In treno, 650 chilometri di sola andata, per insegnare due ore alla settimana. Al mese 200 euro di stipendio e 700 di spese di trasporto, senza contare vitto e alloggio. Dalla sua casa di Itri, provincia di Latina, a Cittadella, provincia di Padova, per insegnare all’istituto tecnico economico e tecnologico Giacinto Girardi. Sono le contraddizioni dell’odierno sistema scolastico a fare da sfondo alla storia che lo scorso anno ha vissuto Miriam Zottola, professoressa di 22 anni.


«Il mio desiderio è sempre stato quello di fare l’insegnante così, dopo il diploma di perito informatico, ho presentato varie domande con non molte speranze – racconta – In piena pandemia, a marzo 2020, è arrivata la convocazione per due ore di insegnamento come tecnico di laboratorio di fisica e, contro tutti e tutto, ho accettato il contratto di supplenza annuale. A Cittadella. Ma da qualche parte dovevo pur cominciare».


TRA DIFFICOLTÀ E SPERANZE
Sempre con la borsa dei libri in spalla, Miriam quasi si confonde tra le centinaia di studenti dello storico istituto diretto da Francesco Merici, che ha fatto di tutto affinché le due ore fossero collocate nel modo più congeniale vista la lunga trasferta della 22enne. «Dopo solo un anno e mezzo mi ha fatto uno strano effetto passare dal banco alla cattedra, entrare nella sala professori che è una sorta di sancta sanctorum quando sei studente. Essere giovane mi aiuta a creare empatia con i ragazzi e a capirli – spiega l’insegnante – ma non viene mai meno il rispetto dei ruoli: sono molto rigida. Da studentessa rispettavo, è educazione, questo non deve cambiare».
I commenti poi erano unanimi: “Stai facendo una cosa assurda”. «In piena pandemia, con l’ansia e le paure di quei mesi, ero in treno, avanti ed indietro, Lazio-Veneto, Itri-Cittadella, ogni settimana, ogni mercoledì – racconta – Prezzi alle stelle, precauzioni di ogni tipo, misure di sicurezza. Tutto per due ore di lezione. Che però ho voluto fermamente».


LE FATICHE RICOMPENSATE
La partenza era sempre il giorno prima delle lezioni, che iniziavano alle 9. In treno da Formia a Roma, poi Roma-Padova, in Regionale per abbattere i costi. Otto ore e tre cambi, quando va bene. Un’ora di autobus e l’arrivo a Cittadella. Notte in albergo, il giorno successivo le due ore di lavoro e a mezzogiorno il percorso contrario. «A casa arrivavo verso le 23. Straziante. Sfruttavo le ore del viaggio per prepararmi e studiare – spiega Miriam – Ho utilizzato i risparmi messi da parte con le creazioni fatte a mano con la plastica polimerica che vendo ai mercatini. La mia non è una famiglia con tante risorse. Mamma insegna danza e ho due sorelle più piccole. Fin da giovanissima ho cercato di essere autonoma».
E a chi le chiede com’è riuscita a resistere, spiega: «Pazienza, determinazione e voglia di fare sacrifici. Il successo credo non sia casuale. È un duro lavoro. È perseveranza, studio, fatica e soprattutto è amore per ciò che fai. Si dice che strade difficili conducano a destinazioni meravigliose e io amo settare la mia vita seguendo questa filosofia. Sì, sono stata folle, ma consapevolmente certa del fatto che avrei, prima o dopo, raccolto i frutti. Non esiste emozione più grande che andare al lavoro e non vedere l’ora di imparare insieme ai propri student: la crescita è la loro, ma anche la mia».


Quello di Miriam Zottola non è stato un azzardo di gioventù. Lo scorso settembre l’Ufficio scolastico provinciale di Padova le ha assegnato 4 ore al Girardi e 14 ore al Newton-Pertini di Camposampiero: 18 ore fino al 30 giugno. Ha trovato casa a Padova e si è iscritta all’università, facoltà di Economia. «Rimarrò qui, in Veneto sto trovando quello che cercavo».

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Il Gazzettino