False vaccinazioni, l'assistente "infedele": «Io minacciata di morte»

MONTEBELLUNA - Non sa ancora la 30enne assistente sanitaria Emanuela Petrillo, di Mogliano, che la Procura ha riaperto l'indagine per omissione in atti d'ufficio...

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MONTEBELLUNA - Non sa ancora la 30enne assistente sanitaria Emanuela Petrillo, di Mogliano, che la Procura ha riaperto l'indagine per omissione in atti d'ufficio perché non avrebbe vaccinato centinaia di bambini. Ma sa che la vogliono far passare per un "mostro". Lei si proclama innocente: «Ho sempre fatto il mio dovere, seguendo le regole. Sono favorevole ai vaccini». Lo dice mentre parla del caso vaccini, con vicino il suo avvocato Paolo Salandin. La voce è decisa, ma poi cede e si confida. «In questi giorni non mi sono nascosta. Non ho niente da nascondere. Ho un po' di paura. Sia io che i miei familiari - aggiunge - abbiamo ricevuto pesantissime minacce sui social».


Timori che, secondo l'avvocato Salandin, sono evidenti. «Lo stesso procuratore Della Costa - precisa - ha stigmatizzato il clamore dato alla vicenda. Per questo e per riabilitare la propria immagine infangata Emanuela è pronta a farsi sentire in Procura. Come indagata? A noi non risulta lo sia. È pronta a rispondere, almeno come persona informata sui fatti».

La Petrillo sta ancora cercando di capire il motivo delle accuse mosse dai vertici dell'Usl e dai colleghi. «Il clima sul posto di lavoro, con alcuni colleghi, non era il massimo. Mi sembra fantasia dire che siano arrivati a mentire per accusarmi. Anche perché non so chi mi accusa». Il provvedimento disciplinare per le mancate prenotazioni dei richiami dei vaccini fanno ancora discutere. «Ma è stato tutto risolto e chiarito», dice Petrillo. Il motivo sembra legato a questioni politico sindacali, estranee all'indagine vaccini.

Petrillo parla poi di vaccinazioni. «Sono sempre stata favorevole. Una mia amica ostetrica non voleva vaccinare il figlio. Il bambino ha fatto regolarmente tutti i vaccini. L'ho convinta io». In tanti si chiedono perché i bambini vaccinati dalla 30enne non piangessero. Poi c'è il mistero delle fiale (una sola però riconducibile a Petrillo) piene. «Durante la vaccinazione l'infermiera non è mai sola. C'è sempre un adulto (la mamma) col bambino. Mi devono spiegare come ho fatto a buttare il siero sotto i loro occhi. Ho preso come un complimento chi mi diceva che il bimbo non piangeva dopo la puntura».


Per Petrillo, sebbene ci siano spiegazioni scientifiche, è un mistero perché non ci siano tracce del principio attivo del vaccino nell'80% dei bambini trattati da lei (20% nei colleghi).  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino