Più che furbetti sono maghi, con circa un milione di euro a testa di risparmi ma fantasmi per l'Ater veneziana. Almeno fino a poco tempo fa, perché ora...
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DEVONO ANDARSENEOra i 12 residenti individuati hanno 24 giorni di tempo per eventualmente mutare la propria condizione e poi, «applicando la legge regionale, procederemo con gli sfratti - annuncia il presidente -. E d'altro canto ci si chiede come facciano a non aver traslocato da tempo di propria iniziativa continuando invece ad abitare accanto a nuclei familiari che vivono con un'Isee annuo al di sotto di 20 mila euro (l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente)». Questa è la situazione della maggior parte di chi vive nelle case Ater ha spiegato il presidente Speranzon intervenuto l'altra sera a una serata del Rotary Venezia Mestre, guidato da Claudio Scarpa, che ha dedicato l'anno sociale all'emergenza povertà.
Cos'è cambiato rispetto a qualche anno fa quando i maghi riuscivano indisturbati a nascondersi tra i poveri? La determinazione del nuovo presidente e l'occasione: «Fino a due o tre anni fa era sufficiente un'autocertificazione della condizione economica per ottenere un alloggio e poi era molto complicato controllare la veridicità delle affermazioni sottoscritte - spiega Raffaele Speranzon -. Ora invece possiamo triangolare i dati: Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, conti correnti, proprietà immobiliari, auto di lusso e via di seguito. Per sfuggirci uno non deve dichiarare alcun reddito, non avere un conto in banca e non può spendere un centesimo. Si può fare ma è molto difficile».
Il presidente dell'Ater veneziana riassume in una frase il suo programma: «Linea dura, rigida ma con una dose di buon senso». Duri e rigidi con chi è assolutamente fuori di ogni livello di reddito accettabile e dignitoso nei confronti della maggior parte degli ospiti, e allo stesso tempo equilibrati con la gran parte dei nuclei familiari che sono di poco sopra i limiti ammessi.
BUON SENSO«Ci sono molti abitanti dei nostri appartamenti, soprattutto anziani, che superano di poche migliaia di euro il limite dei 20 mila euro di reddito Isee. E per questi sto discutendo con la Regione Veneto per capire quale sia il limite vero, superato il quale sia opportuno buttare fuori la gente. Perché in primo luogo non sono benestanti, anzi, e poi rischierei di avere 1500 appartamenti improvvisamente vuoti, rimarrei senza tutti quei canoni, e dovrei restaurarli tutti per poterli rimettere a reddito».
Elisio Trevisan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino