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A far troppo le cicale la natura, prima o dopo, ti presenta il conto. Mauro Corona lo chiama il nichilismo del terzo millennio, questo vivere di corsa consumando le risorse, distruggendo la natura e facendo spallucce davanti al futuro. Lo scrittore ertano scansa la retorica anche dopo la tragedia della Marmolada. Amante delle vette e delle scalate, Corona conosce bene il ghiacciaio delle Dolomiti. Ha sempre invitato alla riflessione, a rallentare, a rispettare la terra.
Lei è quello che l'allarme può dire di averlo lanciato già vent'anni fa. Oggi è una necessaria presa di coscienza di chi si trova davanti ad un punto di non ritorno.
L'esperto Wanner: «Escursioni in alta quota solo in primavera, in estate fa troppo caldo»
«Non si può sentire la retorica del si poteva evitare. Davvero si poteva evitare? Ma allora perché non è stato messo il divieto? Sa cosa le dico? Se non fosse accaduta questa tragedia, ieri in Marmolada ci sarebbero state il triplo delle persone perché la verità è che nessuno se l'aspettava e che se si chiude la Marmolada allora si deve vietare l'accesso anche alla Forcella Duranno e ad altre montagne e vette. Il senno di poi, a me, dà fastidio».
Non c'è nulla che si possa fare? Cambiare abitudini, forse un intervento della politica, non crede?
«La politica non c'entra, brancola nel buio e quelli lì non capiscono niente di natura.
Qualcuno dice che sarebbe stato da vietare l'accesso alla Marmolada.
«Sì certo, ma non è stato fatto. Se chiudiamo la Marmolada allora chiudiamo anche altre montagne, stiamo in casa dove, però, possiamo essere colpiti dal terremoto. Voglio dire che le cose stanno così, la Terra è in via di consunzione e stiamo assistendo ad un innalzamento delle temperature fuori controllo. Serve cautela. Montagna, mare e pianura devono essere frequentate con tecniche diverse. Io sono stato tante volte in Marmolada e lo scorso anno sull'Adamella sentivo scorrere i fiumi d'acqua sotto il suolo, voglio dire che queste cose succedono. Il problema non è solo dei ghiacciai, ci sono le rocce delle montagne che si sfaldano, per dire. Abbiamo fatto le cicale tutta la vita e ora la Terra ci presenta il conto».
La sua posizione è dura, come vede il futuro?
«Tornerà un altro Vaia, già vediamo come i temporali devastanti siano sempre più frequenti, piogge torrenziali e grandine che azzera le coltivazioni. Abbiamo riscaldato l'atmosfera e ora ne paghiamo le conseguenza, il clima mediterraneo non esiste più, ora viviamo in un clima tropicale».
Lei si è sempre fatto portavoce di un ritorno alla terra e all'agricoltura, ci crede ancora?
«Sì, sono anni che propongo di far entrare agricoltori e boscaioli nelle classi delle scuole, devono parlare ai bambini e ai ragazzi e dare loro, almeno, un'infarinatura perché solo così potremo cambiare approccio e sensibilità verso certi temi».
Cosa intende per nichilismo del terzo millennio?
«Intendo il menefreghismo, a nessuno frega cosa succederà in futuro, si vive, si consumano risorse pensando che tanto la nostra presenza sulla terra è limitata, non si pensa agli altri».
Il Gazzettino