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Primo consiglio: «Rispettiamo il silenzio e il dolore. Quando ci troviamo di fronte a sciagure come i morti sulla Marmolada è buona cosa parlarne quando l’emotività è calata. Ora il coinvolgimento è altissimo, pensare di affrontare i problemi in questo momento non porta a soluzioni». Passo costante e occhi puntati alla meta, Erminio Sertorelli ama e rispetta le montagne con cui si misura da 45 anni. Originario di Bormio, guida alpina del Gruppo Ortler-Cevedale come tutta la sua famiglia, misura le parole con la stessa saggezza con cui affronta le ascese. «Sappiamo che l’alpinismo presenta pericoli come tutte attività outdoor, il crollo di seraccate avviene per il caldo e per il freddo, le cause sono molteplici. La storia è piena di valanghe, eventi al 90% ignorati perché non è successo nulla. Se il distacco sulla Marmolada fosse avvenuto oggi, non piangeremmo così tanti morti. Non dobbiamo mai dimenticare che il rischio è inscindibile dalla montagna».
STUDIARE E ACCETTARE IL LIVELLO DI PERICOLO
La prima indicazione di Sertorelli è quella che lui definisce «una presa d’atto: chi si avvicina all’alpinismo deve essere conscio di avere un’accettazione del rischio alta, indipendentemente dalla difficoltà della salita. Il fatto che sia facile o difficile non cambia nulla. Un sasso in testa può colpire l’escursionista della domenica lungo un sentiero così come un rocciatore su una parete di ottavo grado. Il sasso non fa distinzioni, quindi non dobbiamo mai confondere la difficoltà tecnica con un pericolo oggettivo. Questo ci rende maggiormente consapevoli e più attenti a prevenire le insidie».
COME SCEGLIERE I PERCORSI
Mai sopravvalutarsi e non confidare troppo nelle proprie capacità.
L’IMPORTANZA DELL’ATTREZZATURA
Ad alte quote non c’è spazio per l’improvvisazione. Quindi bisogna avere sempre con sé capi caldi e impermeabili per le emergenze. Ma attenzione agli eccessi, afferma Sertorelli. «Certo servono degli scarponcini adeguati, ma settant’anni fa gli alpinisti andavano e tornavano dagli 8.000 con una corda legata in vita. La sicurezza è dentro di noi, non nello zaino e le dotazioni sempre più sofisticate sono un po’ un falso mito della nostra società che risolve i problemi spingendo ad acquistare l’ultimo modello di moschettone o di imbragatura. Questa però non è la risposta giusta in termini di sicurezza, anzi a volte le dotazioni all’avanguardia alzano il livello di rischio perché ci fanno sentire protetti. Se è una giornata di nebbia, anziché restare i baita a mangiare la polenta esco lo stesso perché ho il gps. Poi magari si scaricano le batterie e sono fregato. Nei fuori pista, per esempio l’uso del dispositivo antivalanghe Artva ha elevato livello di rischio. In sostanza: bisogna sempre avere il dispositivo con sé ma è meglio dimenticarlo, perché spinge a fare un passo in più che uno in meno».
SEMPRE CON LE GUIDE ALPINE
Sul tema Sertorelli è pratico: «La guida ha capacità sul territorio superiori agli altri. Per affrontare la montagna bisogna avere passione e competenza, la seconda la posso comprare scegliendo la consulenza di una guida alpina».
CONSULTARE IL METEO
«Sempre prima di ogni uscita. Adesso qualsiasi sito fornisce previsioni affidabili».
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