Emanuela e Gianmarco, la cordata a quattro e il tragico epilogo: «Non ci sono più speranze»

MONTEBELLUNA - «Nessuna speranza». I soccorritori sono stati drammaticamente chiari con le famiglie di Gianmarco Gallina, 32enne di Montebelluna, e della compagna...

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MONTEBELLUNA - «Nessuna speranza». I soccorritori sono stati drammaticamente chiari con le famiglie di Gianmarco Gallina, 32enne di Montebelluna, e della compagna Emanuela Piran, entrambi dispersi sulla Marmolada. Chi è finito sotto quella valanga di ghiaccio e rocce non può essere vivo. E non è neppure così scontato recuperare i corpi in tempi brevi: tra i famigliari dei dispersi c’è chi teme di non vedersi restituire le spoglie su cui piangere. La tomba dei poveri escursionisti rischia di essere quel muro di detriti, come lo è stata per i soldati della Grande Guerra, imprigionati per decenni nel ghiaccio. Eppure mamma Roberta Cervi, papà Antonio Gallina e il fratello minore Leonardo, corsi a Canazei all’indomani della tragedia, si erano aggrappati a quella flebile possibilità, confidando in un miracolo. Stanno seguendo sul posto le ricerche, mentre nella Marca due comunità si stringono nell’angoscia: quella di Montebelluna, in cui Gianmarco è cresciuto e quella di Asolo, dove era andato ad abitare da qualche tempo, a Casella, insieme alla compagna Emanuela, originaria di Bassano. «Sono in contatto costante con la famiglia: di qualsiasi cosa avessero bisogno, il Comune è a disposizione - riferisce il sindaco di Montebelluna Adalberto Bordin -. L’intera città di Montebelluna è vicina alla famiglia, siamo molto angosciati». 

AMICI SOTTO CHOC
Tra gli amici e gli ex compagni della Montenuoto di Gianmarco c’è chi comunque non si rassegna: «So che le probabilità sono quai nulle, ma continuo a sperare che sia ancora vivo - sussurra un amico -. Sono sotto choc e senza parole. Ho visto Gianmarco qualche settimana fa». «Gian è sempre stato una persona decisa, con le idee, solare, di compagnia» - è il ritratto che ne tracciano gli amici. Diplomato come geometra all’istituto Einaudi di Montebelluna, che poi ha frequentato anche il fratello minore Leonardo, e aveva trovato lavoro nell’ambito dell’edilizia. Il 32enne, originario di Guarda, aveva nuotato fino al 2007 e aveva lasciato il nuoto agonistico alla categoria juniores. Era un delfinista che aveva iniziato tardi rispetto agli altri compagni di squadra, ma la sua determinazione lo spingeva ad allenarsi moltissimo per migliorare. L’ultima volta lo hanno visto nuotare una sera della settimana scorsa nella piscina esterna di Montebelluna. Aveva deciso di riavvicinarsi a questo sport che tanto aveva amato e che lo vede ritratto in alcune foto di squadra.

CORDATA A QUATTRO


Domenica lui e la sua compagna erano in cordata con l’altra coppia veneta dispersa: Davide Miotti, 51 anni, e la sua compagna 46enne Erica Campagnaro, entrambi di Cittadella (Padova). Miotti era un’esperta guida alpina iscritta al Cai di Castelfranco. Non era la prima volta che i due giovani trevigiani si affidavano a lui per raggiungere le vette più alte delle Dolomiti. A testimoniarlo alcune foto sui social che li ritraggono assieme, sorridenti e felici proprio sulla Marmolada, proprio nel luglio di due anni fa, a Punta Penia, 3.342 metri, su quelle stesse montagne in cui ora sono dispersi. «Una bellissima Marmolada oggi con Emanuela e Gianmarco, veloci come il vento», scriveva Miotti, senza sapere che li attendeva lo stesso tragico destino. 
 

 

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Il Gazzettino