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MONTEBELLUNA - «Nessuna speranza». I soccorritori sono stati drammaticamente chiari con le famiglie di Gianmarco Gallina, 32enne di Montebelluna, e della compagna Emanuela Piran, entrambi dispersi sulla Marmolada. Chi è finito sotto quella valanga di ghiaccio e rocce non può essere vivo. E non è neppure così scontato recuperare i corpi in tempi brevi: tra i famigliari dei dispersi c’è chi teme di non vedersi restituire le spoglie su cui piangere. La tomba dei poveri escursionisti rischia di essere quel muro di detriti, come lo è stata per i soldati della Grande Guerra, imprigionati per decenni nel ghiaccio. Eppure mamma Roberta Cervi, papà Antonio Gallina e il fratello minore Leonardo, corsi a Canazei all’indomani della tragedia, si erano aggrappati a quella flebile possibilità, confidando in un miracolo. Stanno seguendo sul posto le ricerche, mentre nella Marca due comunità si stringono nell’angoscia: quella di Montebelluna, in cui Gianmarco è cresciuto e quella di Asolo, dove era andato ad abitare da qualche tempo, a Casella, insieme alla compagna Emanuela, originaria di Bassano. «Sono in contatto costante con la famiglia: di qualsiasi cosa avessero bisogno, il Comune è a disposizione - riferisce il sindaco di Montebelluna Adalberto Bordin -. L’intera città di Montebelluna è vicina alla famiglia, siamo molto angosciati».
AMICI SOTTO CHOC
Tra gli amici e gli ex compagni della Montenuoto di Gianmarco c’è chi comunque non si rassegna: «So che le probabilità sono quai nulle, ma continuo a sperare che sia ancora vivo - sussurra un amico -.
CORDATA A QUATTRO
Domenica lui e la sua compagna erano in cordata con l’altra coppia veneta dispersa: Davide Miotti, 51 anni, e la sua compagna 46enne Erica Campagnaro, entrambi di Cittadella (Padova). Miotti era un’esperta guida alpina iscritta al Cai di Castelfranco. Non era la prima volta che i due giovani trevigiani si affidavano a lui per raggiungere le vette più alte delle Dolomiti. A testimoniarlo alcune foto sui social che li ritraggono assieme, sorridenti e felici proprio sulla Marmolada, proprio nel luglio di due anni fa, a Punta Penia, 3.342 metri, su quelle stesse montagne in cui ora sono dispersi. «Una bellissima Marmolada oggi con Emanuela e Gianmarco, veloci come il vento», scriveva Miotti, senza sapere che li attendeva lo stesso tragico destino.
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Il Gazzettino