Accompagna la moglie medico al concorso, denunciato per aver violato la quarantena

Un controllo anti Covid della polizia di Stato
TREVISO - All’inizio di gennaio si era trasferita da Caserta a Treviso per guidare lo Spisal dell’Usl della Marca. E da quel momento alla dottoressa Angela Maffeo, 62...

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TREVISO - All’inizio di gennaio si era trasferita da Caserta a Treviso per guidare lo Spisal dell’Usl della Marca. E da quel momento alla dottoressa Angela Maffeo, 62 anni, è successo di tutto. Nel giro di pochi giorni è stata colpita dal Covid. Poi ha contagiato anche il marito, che nel frattempo l’aveva raggiunta. E proprio quest’ultimo ora si ritrova indagato perché sarebbe uscito dalla quarantena prima del previsto, la sera del 21 febbraio, per accompagnare la moglie al concorso per medici del lavoro andato in scena la mattina seguente a Padova, che vedeva la Maffeo nella veste di presidente della commissione. «Pensavo che Treviso fosse una terra diversa da quello che avevo visto fino ad ora e che le cose si facessero in maniera seria – spiega la direttrice dello Spisal –; sul lavoro, devo dire, ho trovato una grande serietà. Ma per il resto sto vivendo i due mesi più complicati della mia vita».


LA TRASFERTA 
Il nodo sta in un solo punto: il 21 febbraio suo marito poteva uscire dall’isolamento? La Maffeo non ha dubbi: «Si, perché era positivo dal primo febbraio e proprio il 21 terminava la quarantena – sottolinea la dottoressa – era domenica e la liberatoria sarebbe stata consegnata martedì. Anche a me era arrivata dopo un certo tempo, è comprensibile in questo periodo. Ma io stessa prima di andare a Padova l’avevo sottoposto a dei tamponi rapidi che avevano tutti dato esito negativo». «Lì, poi, lui è rimasto in albergo. Non è assolutamente venuto al concorso – continua – da medico di sanità pubblica non avrei mai fatto una stupidaggine del genere se fosse stato ancora positivo o in quarantena. Ne sarebbe andata della mia professionalità». Fatto sta che a Padova sono intervenute le volanti della Polizia. «Siamo rimasti basiti. Volevano portare via anche me che, dopo essermi negativizzata, avevo ripreso a lavorare normalmente già da una settimana – dice Maffeo – cui prodest? (a chi giova una cosa del genere?, ndr). Questo proprio non lo so. Se tra noi operatori del settore abbiamo questo tipo di pensieri, allora è finita».


SITUAZIONE DA CHIARIRE
La famiglia ora è pronta a difendersi. «Secondo quanto previsto dalla legge – mette in chiaro la dottoressa – nessuno più di noi segue questo tipo di procedure». Questa mattina la direzione generale dell’Usl della Marca sentirà la stessa direttrice dello Spisal per chiarire tutti i risvolti della vicenda. Già all’inizio, tra l’altro, la Maffeo aveva avuto un duro impatto con il trevigiano. «Avevo versato 1.800 euro di caparra per una casa attraverso un sito internet specializzato – rivela – invece era una fregatura: i soldi sono scomparsi». Non esattamente la partenza auspicata. Per quanto riguarda il marito la giustizia farà il proprio corso. Adesso si prova a ricominciare. Si spera sotto un’altra stella. «Ho vinto un concorso e sono venuta a Treviso per lavorare – conclude Maffeo – qui ho trovato una grande squadra nel dipartimento di Prevenzione dell’Usl della Marca, che sta facendo un lavoro incredibile. Non vorrei che ora nascesse un polverone che potrebbe creare disagio nelle persone che stanno facendo davvero di tutto per fermare l’epidemia da coronavirus. Questa è la preoccupazione più grande». 

 

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Il Gazzettino