«Mio marito lasciato morire solo». L'Aas 5: «Così ci miglioreremo»

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La lettera-denuncia di Carla Del Toso, di Castelnovo del Friuli, pubblicata nei giorni scorsi nella rubrica Lettere al Direttore de Il Gazzettino, racconta malattia e morte del marito Francesco nel reparto di Pneumologia del Santa Maria degli Angeli. Obiettivo della missiva, inviata al nostro giornale, ma prima ancora all'Ufficio relazioni con il pubblico dell'ospedale civile, dal quale a oggi (ieri per chi legge, ndr) non ha ricevuto risposta, è portare «una testimonianza sulla più profonda delle esperienze umane, la sofferenza e la morte», esponendo alcune «considerazioni nell'interesse di tutti, non sono certo fatte in un'ottica denigratoria».

LEGGI LA LETTERA INTEGRALE «Ho perso mio marito combattendo contro la malasanità e le attese per i referti»

LEGGI LA RISPOSTA DELL'AZIENDA SANITARIA Il direttore dell'Azienda sanitaria risponde alla cittadina: grazie per avere denunciato disagi e problemi

La Aas 5 risponde, annunciando le novità che riguardano il reparto: «Non ci sono parole per rispondere al dolore che la signora Toso descrive nella sua lettera al direttore commenta Giorgio Simon, direttore generale dell'Aas 5 per questo l'ho contattata privatamente e la nostra équipe la contatterà personalmente. Debbo invece ringraziarla per aver avuto la forza e il coraggio, anche a fronte del grave lutto, di averci scritto per raccontare i disagi e i problemi che ha incontrato. Un cittadino in grado di fare un atto simile dimostra un grande senso civico segnalando i problemi, perché altri in futuro non abbiano la stessa sorte».


«È vero - prosegue l'analisi di Simon -, il reparto di pneumologia e nefrologia è affollato, troppo affollato tutto l'anno, e sempre di più. Per questo l'Azienda ha deciso due cose: la prima è di aumentare i posti letto e di separare i due reparti, spostando la nefrologia in un altro piano; la seconda è di assumerne due nuovi pneumologi per fare fronte al crescente carico di lavoro. In questa maniera si risolveranno almeno parte dei disagi segnalati. Altro problema è quello della dignità e della serenità del morire. La nostra Azienda ha sviluppato una rete delle cure palliative domiciliari e l'hospice proprio perché per quanto possibile non se deve stare in ospedale quando si è in fase terminale. La vicinanza delle persone care, la propria casa o un luogo riservato come le camere dell'hospice permettono di vivere dignitosamente anche gli ultimi giorni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino