TREVISO - «Ora non è più lei la figlia del notaio, sono io il papà del magistrato: dev'essere il segno della vecchiaia...». Francesco Candido...
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L'ENTUSIASMO«Del caso specifico non so niente», premette Baravelli, com'è comprensibile che sia per un'indagine in corso. «Posso però dire aggiunge che Cecilia è sempre stata orientata per questo lavoro, che ha preso davvero con molto entusiasmo. So che in genere si pensa che quando i padri sono notai, anche i figli saranno notai. Invece no, a casa mia c'è sempre stata molta libertà e ognuno ha potuto scegliere la sua strada. Lei ha imboccato questa e ne è veramente entusiasta. Fa il pubblico ministero con passione, equilibrio, dedizione. E poi, me lo lasci dire, è proprio brava: si è laureata con 110 e lode con una tesi in diritto penale». Nata all'ospedale di Montebelluna nel 1985, il magistrato ha sempre vissuto a Treviso: materna ed elementari alla scuola Carmen Frova, medie alle Martini, liceo classico al Canova. «Poi si è iscritta a Giurisprudenza a Bologna racconta il padre mantenendo questa vocazione per la magistratura che ha sempre avuto fin da ragazzina, legata ad un particolare interesse per il penale, le indagini, le sentenze. Quando ha terminato gli studi, la sua idea era ben precisa: tentare il concorso per la magistratura. Le è andato bene al primo colpo e da allora non si è mai fermata, prima con il tirocinio a Venezia e poi con l'incarico ad Agrigento».
DESTINAZIONE LONTANAUna destinazione lontana da Treviso, in un contesto molto particolare. «Fare il giudice del lavoro a Parma osserva non a caso Baravelli è diverso dall'essere un pubblico ministero ad Agrigento. Cecilia l'aveva però indicata fra le sue preferenze, perché era determinata a stare in un posto dove ci fosse qualcosa di interessante dal punto di vista professionale. E poi è molto appassionata della Sicilia, la ama proprio come terra, per cui è stata felice della nomina, a maggio dello scorso anno. Ora ci dividono quasi 1.500 chilometri, ma a volte scendo io e a volte sale lei, anche per trovarsi con gli amici trevigiani».
A LAMPEDUSALunedì scorso il sostituto procuratore Baravelli era di turno, quando la Mare Jonio prima ha soccorso 49 migranti al largo della Libia e poi ha fatto rotta verso l'Italia. «L'avevo sentita al telefono e mi aveva detto che stava andando a Lampedusa ricorda il papà ma non ne sapevo il motivo. Poi ho appreso la notizia dello sbarco e ho capito tutto. Cosa vi devo dire? Avere una figlia ragazzina che fa il pm in Sicilia è una fonte di preoccupazione, però sono contento che abbia la libertà di compiere le sue scelte e di fare quello che le piace. Noi genitori i timori per i figli dobbiamo metterceli via...».
Angela Pederiva Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino