Lupi in pianura, i timori dei cacciatori «Non aspettare che attacchino l'uomo»

Lupi in pianura, i timori dei cacciatori «Non aspettare che attacchino l'uomo»
IL CASO UDINE Se volessimo ribaltare la struttura della più classica delle fiabe, dovremmo dire, forzando un po' la mano, che il lupo arrivato in pianura oggi fa paura...

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IL CASO
UDINE Se volessimo ribaltare la struttura della più classica delle fiabe, dovremmo dire, forzando un po' la mano, che il lupo arrivato in pianura oggi fa paura ai cacciatori. Ma, anche senza scomodare la novellistica, certo è che dalle doppiette friulane arriva un allarme in piena regola, con l'invito a non sottovalutare «il campanello» che, secondo Paolo Viezzi (Federcaccia), rappresenta il ritrovamento vicino a Flumignano di una lupacchiotta di 2-3 anni morta investita, colpita al fianco probabilmente da un'auto sulla Napoleonica e scoperta proprio da una guardia venatoria volontaria del sodalizio.

IL CACCIATORE
«Abbiamo una normativa ferma al 1992 - dice Viezzi - che lascia pochi margini alla Regione. Il ministero ritiene prevalente la conservazione controllata del lupo, a prescindere dalle conseguenze che questa specie crea sul territorio ormai antropizzato». E questo, secondo lui, nonostante la nostra Regione (assieme alle colleghe del Nord), che oggi ha le mani legate, si sia mossa proprio per sollecitare da Roma un piano ad hoc per i grandi carnivori, «fa pensare che lo Stato non interverrà. Siccome l'Italia è uno Stato che legifera solo sull'emergenza, è probabile che si accorgeranno che il problema c'è solo quando succederanno fatti eclatanti, quando qualche persona sarà aggredita. Invece, bisogna intervenire prima: si sta alterando ogni piano di gestione faunistica della Regione».
LO ZOOLOGO

Ma Luca Lapini, esperto del Museo friulano di Storia naturale di Udine, non ci sta. È vero che «la legge attuale è anacronistica: si rifà ad una norma del 71, quando i lupi in Italia erano un centinaio in tutto, mentre attualmente sono duemila», ma secondo Lapini è anche vero che in Fvg «la percezione è pessima, ma i danni stanno a zero». Quindi «non crea nessun problema che non ci sia alcuna possibilità di deroga al criterio di protezione assoluta». Il piano Boitani che, sulla scorta delle indicazioni Ue, avrebbe voluto riformarla, prevedendo dei piani di controllo al massimo sul 5% all'anno dei lupi problematici, è stato bocciato, ma «neanche quello sarebbe stato una soluzione, anche se dal punto di vista politico sarebbe servito a far sentire più protetto il pubblico». Secondo Lapini, oggi, l'unica soluzione è convivere con i lupi, che ormai sono una dozzina in Fvg dopo il gran ritorno del 2013. «La soluzione è imparare ad usare i presidi che la Regione offre gratuitamente per evitare danni, come i cani antilupo e le recinzioni elettrificate, così il lupo impara a non cacciare animali domestici ma preda solo gli ungulati. Allo stato, gli ungulati selvatici sono più che sufficienti per garantire l'alimentazione di branchi di lupi. Nei boschi del Cansiglio sono circa duemila. Con questi numeri - dice Lapini - c'è spazio sia per i cacciatori sia per i lupi». Ma un lupo potrebbe aggredire un uomo? «Negli ultimi 150 anni in Italia non ci sono stati casi di predazione su esseri umani». In passato era diverso e gli attacchi ci furono, «quando i pastorelli bambini portavano le greggi al pascolo». Oggi, secondo lui, il rischio che ci scappi il morto qui non c'è. «Ci sono stati casi di attacchi di lupi colpiti dalla rabbia che hanno fatto due morti in Russia, ma non in Italia». Anche Lapini concorda che «la norma attuale è anacronistica e le cose vanno sicuramente cambiate. Ma non sono i cacciatori locali che possono farlo, è la norma statale. Adesso - ribadisce - l'imperativo è imparare a convivere con i lupi ed evitare che prendano brutte abitudini. La Regione ha chiesto all'Ispra e al ministero un'autorizzazione in deroga per l'utilizzo dei proiettili di gomma, per insegnare ai lupi ad essere meno confidenti. Il procedimento mi risulta sia in itinere. Ma questi proiettili sono molto imprecisi: se non spari da distanze brevi non ottieni nulla. Si possono addestrare i forestali a usarli, ma i lupi non sono confidenti a comando. Sono tutti esperimenti in previsione di qualcos'altro».
Camilla De Mori
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Il Gazzettino