Mio figlio malato di videogames, aiutatemi: chiuso in soffitta non fa altro che giocare

Mio figlio malato di videogames, aiutatemi: chiuso in soffitta non fa altro che giocare
BELLUNO - «Non esce dalla camera, non si lava, non si cambia e a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
BELLUNO - «Non esce dalla camera, non si lava, non si cambia e a volte non mangia». E’ una madre disperata a parlare. Perché di gioco ci si può ammalare, anche in giovane età. L’età media dei dipendenti dall’azzardo in provincia si aggira sui 58,8 anni per le donne, 51,1 per gli uomini ma le illusioni della dea bendata mietono vittime anche tra gli adolescenti. Ieri, all’incontro sul tema organizzato dall’Usl 1 Dolomiti nella sala riunioni del San Martino, hanno preso la parola i famigliari di un adolescente che da mesi vive in pigiama incollato al Nintendo. Commossi e schiacciati dal dolore di una situazione insostenibile, i parenti si sono lasciati andare al racconto di una vicenda che, forse, non è l’unica in provincia. «Da mesi è chiuso in soffitta e non pensa ad altro che a giocare – raccontano affranti -. Abbiamo tolto l’adsl, ma attraverso la connessione con il cellulare ha trovato ugualmente il modo per continuare a giocare. Vive in pigiama, non si lava, salta i pasti e quando li consuma lo fa in camera, per non dover vedere la famiglia». Il problema esiste da anni, ma negli ultimi dodici mesi ha assunto una piega tragica, che ha portato il ragazzo a isolarsi completamente rispetto al resto del mondo, ad uscire solo per acquistare ricariche telefoniche con le quali proseguire nella sua alienazione. «Non so più a cosa aggrapparmi, ormai ho esaurito la speranza – dichiara la donna mentre mostra le foto conservate gelosamente sul cellulare dei tempi in cui la vita in casa era serena, i pasti in compagnia e stare insieme portava gioia -. Non è più nemmeno l’ombra della persona che era un tempo, adesso è anche spaventosamente dimagrito, non ha amici perché litiga con tutti e vive nella sporcizia della camera in cui si è rintanato». Ieri, al direttore del Serd Alfio De Sandre e allo psicologo del Serd di Feltre Luigi Turco chiedevano come fare, quale soluzione adottare. «Una famiglia non può essere lasciata sola di fronte ad una situazione del genere – le parole di De Sandre -, tutta la comunità deve farsi carico del problema». Gli adolescenti ossessionati dal videogioco non puntano soldi, ma vivono in funzione delle partite durante le quali sfidano giocatori di tutto il mondo per alimentare l’adrenalina del gioco e l’illusione di essere bravi. «E’ un modo del ragazzo di chiedere aiuto – le parole di Turco -, bisogna dimostrare che ci si sta mettendo in gioco per cambiare le dinamiche interne alla famiglia». I parenti dell’adolescente stanno cercando aiuto e vorrebbero cercare altre persone in questa situazione.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino