Stagionali introvabili, per l'estate previsto calo del 50% dei lavoratori: «Taglieremo i servizi»

Stagionali introvabili, per l'estate previsto calo del 50%: «Taglieremo i servizi»
BELLUNO - «Mancano tantissimi stagionali. L'estate del turismo si preannuncia a ranghi ridotti. E quindi avremo, a Belluno come ovunque in Italia, l'inevitabile...

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BELLUNO - «Mancano tantissimi stagionali. L'estate del turismo si preannuncia a ranghi ridotti. E quindi avremo, a Belluno come ovunque in Italia, l'inevitabile taglio dei servizi ricettivi e della ristorazione». Walter De Cassan, presidente provinciale di Federalberghi, propone un'analisi tanto dura quanto realistica. «Tante le ragioni - prosegue - che hanno portato a questa complessa situazione che spero di cuore inverta quanto prima la rotta altrimenti, in tutta onestà, non so dove andremo a finire. Tanto più nella nostra provincia con le Olimpiadi alle porte». E De Cassan aggiunge: «Serve un confronto tra Governo e associazioni di categoria altrimenti la qualità di quella che è una delle industrie più fruttuose d'Italia rischia grosso».


LA RICERCA
La corsa alla manodopera stagionale, tra albergatori e ristoratori bellunesi, è iniziata già da mesi. Ben prima che finisse l'inverno, gli annunci volti a individuare cuochi, camerieri, baristi, receptionist, inservienti per le pulizie hanno inondato agenzie, mezzi di comunicazione e social network. Ma tanti posti restano ancora scoperti. «Nemmeno il decreto flussi, che consente a persone extracomunitarie di giungere in Italia in maniera facilitata a fronte di un'occupazione - spiega De Cassan - ha colmato l'ampia domanda esistente. A monte, più questioni. A cominciare da un duplice paradosso: da una parte, per il datore, il costo del lavoro che è spaventosamente elevato; dall'altra, per il dipendente, il contratto nazionale scaduto da anni e quindi non al passo con l'inflazione. Aggiungiamoci il Covid che ha rimpiazzato molti stagionali in altri ruoli nonché varie forme di sussidio, come il reddito di cittadinanza, che ha invogliato varie persone a optare per questo strumento anziché per un impiego. Ancora, la campagna di veleno lanciata nei confronti di titolari di alberghi e ristoranti definiti come sfruttatori e schiavisti».


NEL BELLUNESE
«Nel Bellunese in particolare - prosegue nel suo approfondimento il presidente - a tutto ciò si aggiungono ulteriori difficoltà. La popolazione continua a diminuire e di quella esistente la maggior parte è anziana. A significare che le persone in età lavorativa sono in progressivo calo. Inoltre, chi viene da fuori per occuparsi nel turismo chiede sempre più spesso l'alloggio che non tutti possono offrire senza colpo ferire. Perché allora, mi chiedo, i cittadini non mettono a disposizione le tante case sfitte e chiuse esistenti - si parla del 30% del patrimonio immobiliare provinciale - al personale del terziario? E possibilmente a prezzi calmierati senza approfittarne troppo? Infine, andrebbe incrementata la formazione alberghiera, ad esempio approfondendo gli studi di cucina e migliorando la conoscenza delle lingue straniere».


I RISULTATI


Di riflesso, tutte queste questioni portano allo status quo: alla vigilia del decollo della stagione estiva una gran fetta di personale manca. Alcuni studi di settore parlano addirittura di un calo del 50% rispetto agli anni in cui si viaggiava a regime. «Sarà quindi inevitabile - conclude De Cassan - che gli imprenditori del turismo ridimensionino i propri servizi: orari di apertura ridotti come anche spazi più contenuti per far accomodare nello stesso momento meno gente ed essere in grado di fargli da mangiare e servirli. L'alternativa, impraticabile, è che i titolari lavorino h24. Che ci sia chi, nel Bellunese, decida di non aprire proprio l'attività, mi pare impensabile. Mentre invece sono certo che un po' tutti, soprattutto le realtà medio-piccole, taglieranno di qua e di là. Ad esempio alberghi che, non avendo un cuoco, si trasformeranno in b&b. Della serie: a fronte di uno staff dell'80% si offrirà un servizio pari all'80% delle potenzialità. Ci troviamo di fronte a una situazione che fa male non solo a tutto il settore, ma all'intero sistema accoglienza». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino