Tornerà a Timbuctu all’inizio del 2017 l’architetto Mauro Bertagnin, già direttore del consiglio del corso di laurea in architettura dell’ateneo di...
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Giova un passo indietro. Bertagnin, nel 2007, assieme ai colleghi Giovanni Fontana, Cristina Guerrini e Pietro Apollonj Ghetti, aveva condotto i rilievi dei 17 mausolei di Timbuctu, presentando i risultati a Bamako nel 2008 al convegno mondiale per il lancio del progetto Wheap dell’Unesco che vede fra i partner l’Università di Udine e di cui l’architetto friulano è consulente. «Anche grazie al nostro lavoro - sostiene Bertagnin - quei mausolei sono stati inseriti nel patrimonio Unesco e grazie al lavoro dell’associazione dei muratori di Timbuctu, diretta dal mio amico Alassane Hessayè», spiega Bertagnin, esperto di costruzioni in terra cruda, tipiche di quelle regioni, dove si usano i "banco", mattoni cotti al sole. Ora, quelle tracce di carta diventano ancora più preziose, dopo «la distruzione di quasi tre quarti dei mausolei, che risalgono a varie epoche».
«Anche durante il periodo bellico - spiega l’architetto - ho seguito a distanza l’evoluzione della situazione nella città e al congresso annuale del Comitato del patrimonio mondiale di Bonn ho incontrato l’amico Alassane Hessayè oltre che tutti i funzionari maliani e dell’Unesco presenti, per coordinare con lui le azioni di ricostruzione dei mausolei distrutti a cui lavora con la sua Associazione dei muratori. Per l’anno prossimo prevedo una missione per una valutazione dei risultati raggiunti in tale ambito», dice Bertagnin, che ha lavorato a Timbuctu fin dal 2002, curando, con il collega maliano Baba Alpha Ismail Cissé il piano di conservazione di emergenza dopo le alluvioni. Nel 2014 ha pubblicato, «assieme ad Ali Ould Sidi il manuale di conservazione di Timbuctù che viene ora utilizzato per le ricostruzioni post-belliche ed è servito per l’attuale direttore generale del ministero della Cultura maliano come modello per interventi di conservazione e recupero in altri siti maliani in terra cruda come Djenné o il Pays Dogon».
Ora, «in accordo con quanto ha dichiarato Francesco Bandarin (assistente direttore generale dell’Unesco per la cultura ndr)», Bertagnin definisce la sentenza dell’Aia «una svolta storica dal momento che per la prima volta si è condannata una persona per "crimini di guerra" commessi contro "monumenti di carattere storico e religioso", nella fattispecie nove mausolei e la moschea di Sidi Yaya di Timbuctù, monumenti e luoghi alla cui conservazione ho dedicato parte della mia attività». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino