VENEZIA - Almeno un quinto del personale della scuola, che conta un milione e 33mila lavoratori, potrebbe passare alle Regioni che chiedono maggiore autonomia. Il calcolo arriva...
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I NUMERI Per capire che peso potrebbe avere l'esodo sono state prese in analisi le attuali situazioni di Veneto e Lombardia, le due Regioni che hanno chiesto di gestire autonomamente i concorsi e le assunzioni di tutto il personale della scuola. Partendo dai dirigenti scolastici, a conclusione del concorso che si sta svolgendo in questi mesi, i presidi in Veneto dovrebbero essere 572 (quasi tutti con nuovi contratti considerato che due terzi dei posti sono attualmente scoperti) e 1.129 in Lombardia per un totale di 1700 dipendenti. Gli insegnanti - e anche qui c'è già il concorso per la primaria, ma dovrebbero essere banditi anche quelli per gli altri ordini di istruzione - a settembre dovrebbero essere 48.117 in Veneto e 94.846 in Lombardia per complessivi 143mila docenti. Vanno aggiunti poi gli insegnanti di sostegno - 9.346 in Veneto e 22.768 in Lombardia - e quelli di religione cattolica - 1.926 in Veneto e 3.600 in Lombardia - per ulteriori complessive 37.700 unità. Infine c'è il personale Ata (amministrativi e collaboratori scolastici) a cominciare dai dirigenti di segreteria che, per effetto del concorso attualmente in atto, dovranno essere 579 in Veneto e 1.132 in Lombardi per totali 1700 unità a cui si sommano tutti gli altri - quindi bidelli, impiegati e tecnici di laboratorio - che sono 14.700 in Veneto e 28mila in Lombardia per complessivi 42.700 dipendenti. Fatte le somme ecco che potrebbero gravare sulle due Regioni 226mila dipendenti del mondo della scuola, pari al 22% dell'intero personale scolastico statale che attualmente ammonta a un milione e 33mila unità. Passeranno automaticamente dalla gestione statale a quella regionale, invece, i dipendenti dell'Ufficio scolastico regionale e degli Uffici provinciali.
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Il Gazzettino