L'esodo di insegnanti e personale: 1 su 5 potrebbe diventare regionale

concorso docenti
VENEZIA - Almeno un quinto del personale della scuola, che conta un milione e 33mila lavoratori, potrebbe passare alle Regioni che chiedono maggiore autonomia. Il calcolo arriva...

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VENEZIA - Almeno un quinto del personale della scuola, che conta un milione e 33mila lavoratori, potrebbe passare alle Regioni che chiedono maggiore autonomia. Il calcolo arriva dalla redazione della rivista Tuttoscuola secondo la quale se verrà confermato un aumento di stipendio, dalle prime stime, di circa 400 euro mensili, è facile prevedere che nei prossimi anni vi sarà un esodo di massa dallo Stato alle Regioni di dirigenti scolastici, docenti e personale Ata. L'entità del fenomeno viene ricostruita sulla base del fabbisogno di personale che c'è in Veneto e Lombardia. Sarebbero infatti immediatamente regionalizzati i nuovi assunti e il personale con contratto a tempo determinato. Per tutti questi scatterebbe quindi il contratto integrativo previsto all'articolo 11 della bozza d'intesa, per il potenziamento dell'autonomia regionale, sottoscritta lo scorso 14 febbraio dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e, per quanto riguarda il Veneto, dal presidente della Regione Luca Zaia. Quindi i nuovi insegnanti regionali potranno avere un contratto integrativo rispetto a quello nazionale e probabilmente anche uno stipendio maggiore che, secondo i primi calcoli, potrebbe ammontare appunto a 400 euro al mese in più. Ci saranno poi gli insegnanti statali che potranno chiedere di diventare regionali, ma per farlo dovranno presentare un'apposita domanda e la quota dei trasferimenti sarà determinata (come è scritto sempre all'articolo 11 dell'intesa sottoscritta con il Veneto) con modalità definite tramite un decreto ministeriale da adottare d'intesa con la Regione Veneto. Va anche detto che un insegnante deve fermarsi per almeno tre anni nel territorio regionale e solo successivamente potrà chiedere il trasferimento. Un vicolo deciso per evitare l'esodo verso le regioni del Sud che penalizza la continuità didattica delle scuole del Nord.


I NUMERI Per capire che peso potrebbe avere l'esodo sono state prese in analisi le attuali situazioni di Veneto e Lombardia, le due Regioni che hanno chiesto di gestire autonomamente i concorsi e le assunzioni di tutto il personale della scuola. Partendo dai dirigenti scolastici, a conclusione del concorso che si sta svolgendo in questi mesi, i presidi in Veneto dovrebbero essere 572 (quasi tutti con nuovi contratti considerato che due terzi dei posti sono attualmente scoperti) e 1.129 in Lombardia per un totale di 1700 dipendenti. Gli insegnanti - e anche qui c'è già il concorso per la primaria, ma dovrebbero essere banditi anche quelli per gli altri ordini di istruzione - a settembre dovrebbero essere 48.117 in Veneto e 94.846 in Lombardia per complessivi 143mila docenti. Vanno aggiunti poi gli insegnanti di sostegno - 9.346 in Veneto e 22.768 in Lombardia - e quelli di religione cattolica - 1.926 in Veneto e 3.600 in Lombardia - per ulteriori complessive 37.700 unità. Infine c'è il personale Ata (amministrativi e collaboratori scolastici) a cominciare dai dirigenti di segreteria che, per effetto del concorso attualmente in atto, dovranno essere 579 in Veneto e 1.132 in Lombardi per totali 1700 unità a cui si sommano tutti gli altri - quindi bidelli, impiegati e tecnici di laboratorio - che sono 14.700 in Veneto e 28mila in Lombardia per complessivi 42.700 dipendenti. Fatte le somme ecco che potrebbero gravare sulle due Regioni 226mila dipendenti del mondo della scuola, pari al 22% dell'intero personale scolastico statale che attualmente ammonta a un milione e 33mila unità. Passeranno automaticamente dalla gestione statale a quella regionale, invece, i dipendenti dell'Ufficio scolastico regionale e degli Uffici provinciali.

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Il Gazzettino