TREVISO - Erano tre infermieri del San Camillo, di origini straniere ma in servizio a Treviso ormai da parecchi anni, con contratto a tempo pieno e indeterminato. Allo stesso...
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LA SEGNALAZIONE Il vaso di Pandora è stato aperto da una richiesta proveniente dall'Azienda Zero. Lo scorso aprile il braccio messo in piedi dalla Regione per ottimizzare i servizi delle strutture sanitarie ha chiesto a tutti gli ospedali del Veneto di verificare che i loro dipendenti non avessero un doppio lavoro. Gli accertamenti sono partiti da qui. E non hanno portato solo ai tre licenziamenti. Altri tre infermieri del San Camillo, infatti, sono stati sospesi per 10 giorni. Al termine di un procedimento disciplinare aperto a loro carico, la struttura ha accertato che timbravano il cartellino per un'altra infermiera a sua volta impegnata in un secondo lavoro, che si è dimessa di propria sponte non appena l'istituto le ha inoltrato la prima contestazione.
LA MOTIVAZIONE «I tre infermieri sono stati licenziati per giusta causa. Erano nostri dipendenti, ma allo stesso tempo lavoravano anche altrove con servizio continuativo, da anni, non da un giorno o un mese, come se fossero liberi professionisti. E questo non è possibile spiega suor Lancy Ezhupara, direttore amministrativo del San Camillo siamo riamasti sorpresi perché erano qui da tempo. Ma bisognava dare un segnale forte e chiaro. Su 300 dipendenti, ci sono cinque o sei che si sono comportati in un certo modo. Mentre gli altri 294 lavorano con onestà e correttezza, rispettando il contratto. Era necessario dare un segnale anche per rispetto nei loro confronti».
BATTAGLIA LEGALE Ora i tre sono pronti a fare ricorso impugnando il licenziamento. Hanno già bussato alle porte di diversi sindacati. A quanto pare, però, non ci sono molti margini: «I fatti contestati sono oggettivi», è quanto trapela dal mondo sindacale.
Il Gazzettino