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BELLUNO - Un infermiere dell’Ulss Dolomiti, sospeso per aver rifiutato il vaccino anti-covid, si è pentito e ha fatto un passo indietro. In altre parole, ha preso appuntamento in uno dei centri vaccinali sparsi sul territorio e si è vaccinato. Per la legge, ora, è in regola. Quindi potrà tornare presto in servizio. Sarà sufficiente presentare all’azienda sanitaria la certificazione riguardante l’esecuzione della prima dose di vaccino. Gli infermieri non vaccinati scendono così a 7 ma è possibile che altri decidano di seguire il suo esempio pur di tornare al lavoro. Al di là delle sospensioni, il rischio per i non vaccinati è di ammalarsi in modo grave e portarsi avanti complicanze che potrebbero essere risolte a monte tramite il vaccino.
IL DECESSO
Proprio ieri, al San Martino di Belluno, è morto un paziente non vaccinato che era stato ricoverato a seguito dell’infezione da covid-19. Il virus era stato sconfitto e il tampone era tornato negativo ma l’uomo ha dovuto fare i conti con le conseguenze della malattia. Quelle sono state più forti di lui e l’hanno debilitato a tal punto da non lasciargli scampo. C’è un’altra paziente, positiva e non vaccinata, che invece sta meglio.
LA DONNA INCINTA
Le condizioni della 37enne, alla 26esima settimana di gravidanza, sono migliorate.
I CONTROLLI DEI SOSPESI
«È uno dei temi caldi del momento – ha spiegato il presidente dell’Ordine dei medici e chirurgi di Belluno Stefano Capelli – Chi controlla queste persone? Chi paga in caso di possibile sinistro professionale o in caso di presunta trasmissione dell’infezione al paziente? Non certo l’assicurazione-RCT, in quanto sei sospeso e non puoi esercitare. È un rischio emergente, ignoto per dimensione, riguardante la categoria dei dentisti tanto per fare un esempio ma non è l’unico». Va bene, ma chi deve controllare i liberi professionisti sospesi? Per Capelli non è un compito che spetta all’Ordine (in altre province sono state istituite delle task force dedicate proprio al controllo dei no-vax). «Un compito investigativo del genere – continua il presidente dell’Ordine dei medici – è in capo all’autorità competente. Noi come Ordine, a fronte di eventuali segnalazioni che ci arrivassero, potremo solo segnalare all’autorità giudiziaria il possibile reato penale, al quale successivamente, valutati i fatti, potrebbe aggiungersi il provvedimento disciplinare». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino