Inchiesta Gaiatto, tempo scaduto: le società inglesi passano alla Regina

Fabio Gaiatto
PORDENONE - L'impero d'argilla di Fabio Gaiatto, in misura cautelare nel carcere di Tolmezzo, si sfalda sotto i colpi della Procura di Pordenone, del Tribunale delle...

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PORDENONE - L'impero d'argilla di Fabio Gaiatto, in misura cautelare nel carcere di Tolmezzo, si sfalda sotto i colpi della Procura di Pordenone, del Tribunale delle imprese di Pisino e del Registro delle imprese londinese. Dopo gli avvertimenti di un paio di mesi fa, c'è la conferma che il tempo è scaduto sia per la Venice Investment Group Ltd (di è cui è tuttora direttore la slovena Marija Rade) sia per la Venice Investment Holding Ltd diretta da Gaiatto.

Nelle stesse condizioni si trova anche la G&G Golden Star Ltd, il cui responsabile risulta Robert Cendron, l'unico collaboratore del trader di Portogruaro sfuggito all'autorità giudiziaria italiana e tuttora latitante. Per quest'ultima società il Registro delle imprese di Londra ha comunicato che, se la situazione non muterà entro i prossimi due mesi (a partire dal 9 aprile), il nome verrà cancellato dal Registro e la compagnia verrà sciolta. Dopo lo scioglimento, tutte le proprietà e i diritti delle società passeranno alla Corona inglese.
 
Anche se nei conti ci fossero soltanto pochi euro, nessun truffato avrebbe diritto a rivendicarli, diventano proprietà della regina Elisabetta. Che i conti di queste società fossero stati svuotati lo ha già accertato la Guardia di finanza di Portogruaro seguendo la traccia lasciata dai finti investimenti nel mercato valutario fatti da centinaia di risparmiatori attraverso la Venice. Due delle tre società inglesi si intersecano anche con i due fallimenti croati. La Venice Investment Group Ltd, infatti, è proprietaria della Venice Investment Group doo di Pola, dichiarata fallita.
E la G&G controllava la Studio Holding, cassaforte immobiliare di Gaiatto, i cui beni (fatta eccezione per alcuni terreni, un casolare e due appartamenti scovati dal curatore fallimentare in Slovenia) sono stati confiscati con il patteggiamenti a 4 anni e 2 mesi di Najima Romani, compagna del trader detenuta del carcere di Trieste.
Il curatore fallimentare di Studio Holding, Boris Zadkovi, che ha seguito le fasi dell'udienza preliminare del processo a Pordenone, aveva proposto un fallimento bis in Italia, nel frattempo sta aspettando che i creditori che hanno intrapreso le azioni contro Studio Holding si insinuino nello stato passivo.

Dopodichè i beni non confiscati dovrebbero andare all'asta.
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Il Gazzettino