CORTINA (BELLUNO) - Oramai è di casa, tant’è che Valerio Pompanin gli ha parlato in ampezzano. «Sta cà, vado a toi algo». E lui, il giovane...
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Poi dalle mani di Valerio ha preso insalata, melanzane, pezzi di mela. Valerio ha mani forti, mani grosse. Quelle di chi per una vita ha lavorato in segheria e in cantiere. «Pareva che il cervo me le leccasse con affetto». Un cervo da venerdì sera passa davanti alla stessa casa, in località Salieto, a Cortina. Anche ieri, all’imbrunire. Ma la prima volta è stata venerdì sera. Aveva nevicato, venti centimetri di coltre bianca tutto intorno. «Eravamo in casa quando mia figlia Irene si è accorta che la fotocellula aveva fatto accendere la lampadina esterna al portone, quella che avvisa che c’è qualcuno che si avvicina», è il racconto di Pompanin, 75 anni, ampezzano doc, regoliere.
RISPETTOSO
Ecco un ospite inatteso, a due zampe: «E’ un cervo che potrebbe avere due anni, con un corno spezzato, penzolante sul muso». Valerio ama i boschi e i suoi animali. Un legame indiscusso sin da quando era bambino e durante il terribile inverno del 1951 nella stalla casa, a Zuel, ospitò cervi e caprioli. Anche stavolta un rapporto spontaneo con la natura: subito Pompanin ha parlato al cervo, come si fa tra due che si capiscono al volo: «Vieni, vuoi mangiare? Sta qua, vado a prenderti qualcosa». Valerio chiude la porta, va nel secchio dell’umido, prende pezzi di melanzana, foglie di insalata. Riapre il portoncino. Lui è là. Mangia anche la mela tagliata a pezzi, prima messa a terra. E, poi, direttamente dalla mano. «Occorre dare cibi che non abbiano lievito, niente pane, per esempio, perché fermenta nello stomaco». A Cortina d’ Ampezzo il paesaggio è quello invernale. Eppure sabato sera il cervo non si è visto. Domenica, invece, è ricomparso, sempre con la stessa modalità. Per la terza volta ieri, lunedì, alle 17. «La luce esterna si accende e lui aspetta che io esca – è ancora il racconto di Valerio Pompanin – gli do da mangiare. Poi gli dico “Adesso basta, ci vediamo”. Non va via subito, ma dopo pochi minuti sparisce verso il torrente Boite».
ABBANDONATO DAL BRANCO
A proposito del corno rotto il signor Valerio offre una sua versione: «Forse è affamato perché viene isolato dal branco a cui pare più debole, e quindi è rifiutato. Oppure ha un corno rotto solo perché è un attaccabrighe». Valerio Pompanin in questa vicenda, che pare una favola, ha un solo rammarico: «Ho sei nipoti, ma vivono tutti all’estero. Il mio dispiacere è di non poter condividere questa esperienza con loro, ma certo non mancherò di raccontare questa bella storia del cervo unicorno che va a trovare il nonno Valerio».
I PRECEDENTI
Non è una novità: da qualche anno gli animali selvatici si avvicinano alle abitazioni senza troppo timore: volpi, caprioli, tassi. Ha fatto scalpore ciò che era accaduto alcune settimane fa in un negozio di abbigliamento, in Largo Poste, sempre a Cortina: un cervo era entrato, chissà come, e si era impigliato con le corna. C’era voluto un intervento spettacolare di agenti di polizia, carabinieri forestali, cacciatori della riserva ampezzana e vigili del fuoco per liberarlo, dopo averlo sedato. Altro recente salvataggio sulla strada regionale 48 che porta al passo Tre Croci: un automobilista di passaggio aveva notato un cervo che era rimasto bloccato nelle reti di protezione del campetto di calcio usato dai bambini del sestiere di Alverà. Ora il racconto e le foto di Pompanin offrono un’altra storia di straordinaria amicizia tra natura selvaggia e uomo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino