Riccardo, da pirata del web a "investigatore": ecco come si diventa un hacker buono

Riccardo Meggiato, da pirata del web a "investigatore": ecco come si diventa un hacker buono
Riccardo Meggiato, 38enne della Riviera del Brenta, da ragazzino nerd viene intercettato in rete da un poliziotto che lo convince a non commettere reati. «Ora collaboro in...

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Riccardo Meggiato, 38enne della Riviera del Brenta, da ragazzino nerd viene intercettato in rete da un poliziotto che lo convince a non commettere reati. «Ora collaboro in indagini informatiche, ricerche di persone e aiuto le aziende vittime di attacchi online».



Tutto è iniziato quando, da bambino grassottello e un po' impacciato, non riusciva ad arrivare tra i primi a scegliere i romanzi per ragazzi nella biblioteca della scuola. Un giorno Riccardo Meggiato si è trovato tra le mani un libro che spiegava il codice binario alla base dell'informatica e quella è stata la molla che ha portato il giovane curioso a diventare uno dei più accreditati hacker etici in Italia.

Classe 1976, con base in Riviera del Brenta, Meggiato è uno dei massimi esperti in sicurezza digitale, investigazioni informatiche e digital forensics. Ha all'attivo 38 libri per Feltrinelli e Hoepli, scrive su Wired, Rolling Stone, Panorama, Corriere.it e GQ, tiene conferenze in Europa parlando di sicurezza, futuro e tecnologie software. Non si fa mai mancare un paio di ore di studio al giorno e un'ora di palestra. Lavora sette giorni su sette e dorme quattro ore a notte. 
 

Come si divenata hacker

«Quel libro che mi è capitato tra le mani a scuola spiegava il linguaggio dei computer e io ho iniziato a studiarlo, sostituendo il codice alle parole racconta il white hacker (che non si definisce tale) Volevo un computer, ma solo alle scuole medie, sugli M20 della Olivetti, io programmavo nei ritagli di tempo o quando non mi vedevano. Alla fine mio padre, con grandi sacrifici, mi ha comprato in Ibm e non mi son più fermato». Quel ragazzino un po' nerd inizia a programmare videogame e, in assenza di internet, infetta il computer con un virus scaricato da una banca dati di tutorial. «Non sapevo cosa fosse e mi affascinava il fatto che un software prendesse controllo del mio pc ricorda sorridendo Ho iniziato allora a capire come si facevano i virus, a svilupparne e a studiarne la propagazione. Ho iniziato a frequentare le chat di hacker, finché uno famoso nel giro mi ha invitato a trovarci a Mestre (anche se io non gli avevo dato informazioni su di me). Ci troviamo e mi fa capire che rischio di prendere una brutta strada, finendo per essere un black hat ovvero un hacker che per i soldi venderebbe qualsiasi cosa. Mi invita a riflettere e io confermo di non esser interessato al crimine, ma a mettere le mie competenze a disposizione di qualcuno che mi paghi. Era un poliziotto e ho iniziato a lavorare con lui in uno dei primi team creati per dare la caccia ai criminali informatici». Meggiato matura nuove esperienze da white hacker e impara molto, poi da maggiorenne inizia a viaggiare per il mondo, impara nuove tecniche e studia tantissimo.
 

Indagini informatiche: cosa sono

Occupandosi di informatica forense dal 2001, il white hacker veneziano si trova ad affiancare gli inquirenti nelle indagini, utilizzando tecniche di hacking nel rispetto delle procedure legali. «Non che di solito io operi fuori dalla legge - spiega - ma per acquisire dati e informazioni dalla memoria di un cellulare o dal disco di un computer o da un programma di fitness devo seguire procedure specifiche che consentano anche alla controparte di avere accesso alle prove». I casi sono i più disparati. Dall'anziana ricettatrice di opere d'arte, che le faceva rubare da ladri sempre diversi ed era molto brava a nascondersi, ai diffamatori seriali sui social, di cui bisogna intuire i movimenti e pure farseli amici, per poi incastrarli. Ci sono poi le falle nella sicurezza di aziende, che possono essere rilevate su commissione oppure nello svolgimento di altre operazioni. I black hat le vendono anche sul mercato nero, un white hat le segnala direttamente agi interessati.
 

Ex hacker che difende i vip

Ci sono poi molti casi delicati. Meggiato ha identificato i ricattatori di un pilota di F1 che nel 2017 aveva ceduto alle avances di una ragazza conosciuta sui social, arrivando a filmarsi nudo per lei, ma anche l'hacker che ha riversato in rete foto intime di un personaggio televisivo molto famoso sottratte da un backup su iCloud. «In sette casi diversi son stato chiamato per risalire a chi aveva rubato le tracce di album di cantanti molto famosi, scongiurando la pubblicazione del materiale», aggiunge. E naturalmente non si contano i casi di divorzi di personaggi famosi, calciatori o politici, per i quali è stato chiamato a trovare evidenze di tradimenti sfruttando le fonti aperte, ovvero informazioni reperibili legalmente che sono gli stessi interessati a rilasciare in rete senza rendersene conto. Il mese scorso ha trovato una persona scomparsa da sette anni da Vicenza e che si era nascosta negli Stati Uniti. «Il posto peggiore per non farsi trovare oggi, dato che non esiste alcuna tutela sulla privacy come invece c'è in Europa - spiega Meggiato - Ho compiuto una ricerca solo da fonti aperte, dato che ho scritto dei piccoli programmi per estrarre dalla rete in modo legale tutte le bricioline che le persone lasciano. Unendole, in qualche settimana ho fornito la posizione all'agenzia investigativa incaricata dalla famiglia».

 

Internet e privacy

Le bricioline sono tutto quello che un hacker insegue e tutti ne lasciamo un'infinità tra web e social. «Siamo esposti a livelli stellari per carenza di privacy - chiarisce Meggiato - I più esposti sono gli anziani, per scarsa consapevolezza, e i giovanissimi nativi digitali, per i quali è normalissimo seminare indizi non avendo il concetto di riservatezza riferito alla propria attività digitale. Tra giochi e app, però, si nascondono molte insidie e regaliamo i nostri dati con tutte le informazioni attaccate». Questo non significa però che sia facile gestire tecnicamente le ricerche rimanendo nella legalità. «Dopo lo scandalo Cambridge Analytics le app (Facebook in primis) hanno tagliato le parti che succhiavano più dati - aggiunge - dunque bisogna saper programmare per avvicinarsi alle informazioni legalmente. Ho chiuso da poco un'indagine su un diffamatore che metteva in piazza le corna di tutta la sua città. La polizia postale ha competenze elevatissime, ma è oberata e dunque alcuni privati mi hanno interpellato e ho iniziato a utilizzare trappole per tracciare questa persona, davvero furba, e ho dovuto entrare nella sua rete di contatti. Ecco, oltre alla tecnica conta molto anche l'ingegneria sociale che consente di indurre comportamenti voluti negli utenti». È una sfida costante per Riccardo Meggiato, ancora innamorato del proprio lavoro «anche se è molto faticoso, non è certo un mestiere romantico come potrebbe sembrare». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino