Green pass, primo giorno a Venezia: ai Do Forni pioggia di disdette. Test superato invece per i musei

Green pass, primo giorno a Venezia
VENEZIA - Alla fine, è sempre quello che va controcorrente che spariglia il tavolo. Arrigo Cipriani ha vissuto così la prima giornata del Green pass...

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VENEZIA - Alla fine, è sempre quello che va controcorrente che spariglia il tavolo. Arrigo Cipriani ha vissuto così la prima giornata del Green pass all'Harry's Bar: «I clienti che non sono in possesso della certificazione possono andare all'Harry's Dolci alla Giudecca. Lì tutto è all'aperto. Io guadagno lo stesso e la gente deve essere libera. Ho vissuto 13 anni di dittatura, adesso il Green pass ci rende liberi e nessuno ci può togliere la libertà anche se si dovrebbe parlare di intollerabile intrusione della nostra privacy. È solo un trucco per farci firmare tante carte. La colpa è dell'Europa che ha approvato i vaccini, una scelta che non mi piace. Meno male che adesso abbiamo Draghi».


Una voce fuori dal coro, quella di Cipriani, nel mare delle proteste e delle lamentele dei ristoratori veneziani, che si sentono la categorie presa di mira più di ogni altra. Spiega Ernesto Pancin, segretario dell'Associazione veneziana pubblici esercizi: «Ancora una volta ad essere chiamata a fare sacrifici è la nostra categoria e non lo meritiamo. Se questa è davvero la strada da intraprendere, che almeno le stesse regole valgano per tutti». 


Il debutto del Green pass a Venezia, insomma, è risultato indigesto a chi vive con i turisti. Qualche esercente, come Eligio Paties dei Do Forni, ha lamentato il 40 per cento di disdette di prenotazioni ieri sera. «Non si capisce - spiega - perché il certificato verde lo si debba esibire al ristorante e non sui vaporetti o sui bus, dove l'assembramento è maggiore e il rischio di contagio pure. Noi, nei nostri ristoranti, abbiamo sempre rispettato i protocolli di sicurezza».


Meno calda, invece, la situazione sul fronte dei musei. Nell'area marciana non si sono riscontrate criticità, nemmeno nella lettura dei certificati sanitari di visitatori provenienti dall'estero. E pochissimi sono i turisti che hanno dovuto rinunciare: nel pomeriggio si sono contati 5500 ingressi complessivi nel compendio dei musei civici, che vanno dal Correr, da Ca' Pesaro a Ca' Rezzonico. Solo a Palazzo Ducale i visitatori sono stati 3500 in una giornata. Per il 70 per cento si tratta di stranieri muniti di Green pass o documenti equivalenti. Solo una decina i casi di persone che non sono potute entrare per vaccini non riconosciuti dall'Unione Europea o per documenti non in regola. Test superato a pieni voti anche dalla Basilica di San Marco, dove possono entrare contemporaneamente solo 230 persone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino