Sempre più vittime, sempre più soldi sperperati, sempre più famiglie distrutte. La ludopatia è una piaga che si allarga in provincia. Dal 2015 al...
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I DATI
A fornire i numeri è il direttore del Serd Alfio De Sandre, alle prese con la ludopatia da anni, da quando ancora la Regione non prevedeva fondi ad hoc e la aziende si dovevano arrangiare con un po’ di ingegno. «In provincia sono circa 4 mila le persone che hanno sviluppato questa dipendenza – spiega –, ma nel 2017 i servizi che fanno capo al dipartimento delle dipendenze hanno accolto solo 69 famiglie. Nel 2015 erano poco più di 30. Questo ci fa capire come il sommerso sia enorme. A causarlo è la vergogna, entrano infatti in gioco elementi ed emozioni che hanno a che fare con il riconoscimento nella società». Impressionanti i soldi scialacquati nella speranza che la dea bendata strizzi l’occhiolino: 65 milioni sono i soldi spesi dai bellunesi, ma il volume di gioco complessivo nel 2016 è stato di 260 milioni. Superiore alla media regionale veneta, sebbene di poco. «Il problema è esploso nel giro di pochi anni perché è aumentata l’offerta – spiega De Sandre –, nel nostro territorio rappresentata dai bar con slot machine. È questa la caratteristica del gioco in provincia». «L’effetto sulle famiglie è devastante – commenta Gian Antonio Dei Tos, direttore dei servizi socio sanitari –, davanti a questo problema saltano i rapporti famigliari e le amicizie. È un disagio di cui dovremmo occuparci in modo sempre maggiore da qui al futuro».
LE INIZIATIVE
Di recente il Governo si è messo una mano sulla coscienza e, dei 10 miliardi e 100 milioni introitati nel 2016 grazie al gioco, ne ha distribuiti 50 milioni alle Regioni per iniziative di prevenzione e di cura. Al Veneto sono arrivati 4 milioni, alla sanità bellunese 153,506 euro, ripartiti in base alla popolazione. «Abbiamo predisposto un piano di intervento diviso in sette punti – spiega ancora De Sandre – e abbiamo già coinvolto 20 Comuni. Vogliamo sensibilizzare la popolazione, diffondere informazione e agire anche nei giovani, infatti operiamo insieme all’Ufficio scolastico; lavoriamo anche con associazioni come Libera e SlotMob». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino