Nel testo Giancarlo Galan non viene mai nemmeno nominato. Ma è indubitabilmente dedicata all'ex governatore l'inedita delibera, pubblicata ieri sul Bur, con cui per...
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La sentenza emessa lo scorso 27 febbraio è già esecutiva. La sospensione della sua efficacia scatterebbe nel momento in cui il verdetto venisse impugnato, così come peraltro già ipotizzato dall'avvocato Franco Zambelli, per essere sottoposto ad un giudizio di secondo grado. Anche in quel caso la Procura generale potrebbe comunque chiederne la provvisoria esecutività, verosimilmente su richiesta del sostituto procuratore regionale Alberto Mingarelli, eventualmente sollecitato in tal senso da un giustificato motivo esposto dall'Avvocatura regionale. In attesa di questi possibili passaggi, ad ogni modo, la giunta Zaia si è già mossa formalmente per designare la struttura competente alla riscossione dell'importo in cui i giudici contabili hanno quantificato il danno all'immagine (5,2 milioni) e il danno da disservizio (600.000 euro) contestati a Galan.
La scelta è caduta sulla Direzione supporto programmazione e coordinamento, incardinata nella segreteria generale della Programmazione che fa capo alla top manager Ilaria Bramezza, la quale potrà avvalesi «della collaborazione e del supporto dell'Area risorse strumentali e delle altre strutture regionali di volta in volta interessate», giusto per dare l'idea dell'imponenza dell'operazione. «L'amministrazione creditrice si legge nella delibera a seguito della comunicazione del titolo giudiziale esecutivo da parte della Procura regionale della Corte dei Conti ha l'obbligo di avviare immediatamente l'azione di recupero del credito, effettuando la scelta attuativa ritenuta più proficua in ragione della sua entità, della situazione patrimoniale del debitore e di ogni altro elemento o circostanza rilevante».
Eccoci dunque alla seconda condizione di cui Palazzo Balbi deve tenere conto nel puntare ad incassare il risarcimento stabilito in primo grado: di quali redditi e possedimenti dispone Galan? Sul fronte penale, l'ex ministro ha patteggiato due anni e dieci mesi di reclusione e la confisca di 2,6 milioni di euro, individuati nel corrispondente valore della sua ex residenza di Cinto Euganeo. «Villa Rodella è ormai di proprietà dello Stato, teoricamente la Regione dovrebbe puntare ad altri beni, ma non c'è altro», ribadisce l'avvocato Antonio Franchini. Lo stipendio da deputato è finito con la decadenza dalla Camera, il vitalizio da ex consigliere regionale è trattenuto alla fonte, nell'ambito del sequestro preventivo chiesto e ottenuto dalla procura contabile anche per altre quote immobiliari e societarie. Ma la Regione, sfruttando un appiglio burocratico, starebbe comunque valutando l'ipotesi di incamerare Villa Rodella, come bene tuttora sequestrato da convertire in pignoramento. Anche riuscendo a sciogliere questo nodo giuridico, comunque, verrebbe recuperata nemmeno metà della somma pretesa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino