C'è chi ha investito l'eredità, chi ha consegnato nelle mani di Fabio Gaiatto rilevanti risarcimenti incassati dopo una causa di lavoro o un incidente...
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I risparmiatori che hanno deciso di costituirsi parte civile sono concentrati tra Pordenone, San Vito al Tagliamento, Aviano, Fiume Veneto, Zoppola, Portogruaro, San Donà, Concordia Sagittaria, Caorle, Fossalta di Portogruaro, Udine, Latisana, Palmanova e San Daniele. C'è poi uno zoccolo tra Treviso, Motta di Livenza, Oderzo, Montebelluna e Vittorio Veneto. C'è qualche padovano, ci sono dei napoletani e una ventina di triestini. Nel sistema Gaiatto sono incappati grazie al tam tam dei primi investitori. Del resto la Venice all'inizio ha restituito 28 milioni di euro tra rendimenti e capitale investito. Il trader di Portogruaro, carismatico e dotato di una grande capacità di persuasione, è riuscito a intercettare - come sottolinea Pavanetto - «gli ultimi risparmi del Veneto». Chi si è allontanato da Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza si è inconsapevolmente affidato allo schema Ponzi di Gaiatto, convinto che il trader che viaggiava con auto lussuose, passava i week end a Lignano, viaggiava all'estero e aveva una compagna con borse e vestiti firmati, avrebbe fatto fruttare i suoi soldi.
Ci sono famiglie intere: padre, madre e figli che hanno perso tutto. Ci sono aziende che hanno bruciato oltre 300 mila euro nel falso mercato valutario della Venice. Risparmiatori che hanno messo 30, 50, 100mila euro. Alcuni si sono spinti oltre: 160mila, 190mila, 237mila, fino al tennista professionista che ha investito 520mila euro. Adesso si colpevolizzano, non si danno pace e vanno dallo psicoterapeuta per superare la mazzata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino