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PORDENONE E UDINE - «Non è un liberi tutti, questo dev’essere chiaro». Massimiliano Fedriga ripete una frase già sentita, ormai familiare. Il Friuli Venezia Giulia da domani sarà in zona gialla, un film già visto. Anche in autunno, dopo tre settimane di “purgatorio”, la regione era tornata al livello minimo di restrizioni. Ma i contagi, in realtà mai scesi del tutto nonostante l’arancione, avevano “punito” la scelta e si erano rialzati nel periodo natalizio, anche in conseguenza dei tanti incontri possibili proprio in zona gialla. E sempre a causa di quella mezza impennata era scattata, a metà gennaio, la zona arancione che finirà domani a mezzanotte. Tutte dinamiche, queste, che la Regione ora non vuole più rivivere.
IL MESSAGGIO
«Abbiamo l’occasione di far respirare l’economia - prosegue Fedriga - che è in grande difficoltà. Per questo serve grande prudenza. E il senso dell’ordinanza locale che sarà firmata a breve: la zona gialla non dev’essere intesa come un liberi tutti. La battaglia è ancora lunga. Serve una grande cautela per permettere alla regione, alle attività economiche, di ripartire». Il timore è quello di uno stop&go che non servirebbe a nessuno. Aperture seguite da chiusure che risulterebbero «solamente dannose per tutti». E stavolta la sfida è doppia.
QUASI TUTTO APERTO
In autunno, quando il Fvg era tornato in zona gialla (il 4 dicembre era stata firmata l’ordinanza nazionale), le scuole superiori erano chiuse. Da domani, invece, 5mila studenti di licei e istituti tecnici torneranno tra i banchi. Si riproporrà quindi una situazione più simile a quella di settembre, tranne che per piscine, palestre, cinema, teatri e coprifuoco. Gli spazi e le opportunità di aggregazione saranno maggiori, considerando anche il fatto che in zona gialla potranno riaprire (solamente nei feriali) anche i musei (anche il Paff! di Pordenone) e gli spazi dedicati alla cultura. Una sfida ancora più difficile, perché con un’incidenza ancora alta (244 casi su 100mila abitanti secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, quindi considerando solamente la popolazione sintomatica con più di 55 anni) il rischio che il contagio riparta è concreto. Un ruolo importante sarà quello del tracciamento, anche se con una penetrazione così elevata dei casi è difficile che possa riprendere al 100 per cento.
I NUMERI
Il Friuli Venezia Giulia, però, parte da una posizione migliore rispetto all’ultima volta che era stato in zona arancione e che si era visto “promuovere” in giallo dal ministero della Salute.
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Il Gazzettino