«Sfiorati dalla stessa frana per due volte, era già successo nel '66»

Antonio Cont, 77enne di Rivamonte Agordino
BELLUNO - «Ho chiesto ripetutamente in questi anni di intervenire, ma non è stata fatto nulla: così si è ripetuto quanto accaduto nel 1966»....

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BELLUNO - «Ho chiesto ripetutamente in questi anni di intervenire, ma non è stata fatto nulla: così si è ripetuto quanto accaduto nel 1966». Antonio Cont, 77enne di Rivamonte Agordino, è nato in quella casa, che per ben due volte è stata sfiorata dalla stessa frana. Così, per la seconda volta dopo 52 anni, ha preso la pala, si è rimboccato le maniche e ha iniziato a spostare quell'immensa colata di detriti. Con lui, sempre a fianco, la moglie. Si sono conosciuti in Agordino nel 1973: lei originaria di Gosaldo, lui di Rivamonte, erano andati via per lavorare, ma tornavano per le ferie estive. In 6 mesi si innamorano e si sposano e hanno vissuto a Ravenna, dove ancora oggi sono residenti e dove vive anche la figlia. Ma per diversi mesi all'anno tornano sulle loro montagne agordine, per  stare vicini alla sorella di Cont, che ha 84 anni. Abitano nella casa dove Antonio è nato, in via Tos, 2 a Rivamonte. È l'abitazione sfiorata dalla frana lunga una trentina di metri che ha paralizzato dopo il maltempo la strada provinciale 3.

LA PAURA
«Sono venuti giù tutti gli alberi, il bosco che costeggiava la strada non esiste più - spiega Cont-. E non parliamo di piante piccole: c'erano ontani, frassini, meli, peri. Tutti spariti, proprio come l'altra volta». L'inferno si è scatenato lunedì 29 ottobre, alle 18, quando pioggia e vento hanno messo in ginocchio il Bellunese. Gli alberi e il terreno sono finiti in strada e poi sulla legnaia vicino alla casa di Cont, dove sono rimaste. «Le galline - racconta - si sono salvate per miracolo, perché erano a pochi centimetri dalla colata». «Da quel giorno - prosegue - siamo senza luce, ma ci siamo arrangiati come abbiamo potuto. Abbiamo mangiato polenta, patate e formaggio come una volta, quello che c'era in casa, insomma».
LA FOTOCOPIA
«Nel 1966 è accaduta la stessa cosa - sottolinea Cont - era a casa e la frana è caduta esattamente in questo posto, con la stessa grandezza e estensione. Anche in quell'occasione nessuno rimase coinvolto». Ma il 77enne, che ricorda bene quell'alluvione dice che non c'è confronto a quella del 2018: «Qui a Rivamonte, quell'anno ci fu solo quella frana. Basta. Il maltempo non fece altri danni. Questa volta invece è stato un disastro».
ISOLATI
«Ci siamo sentiti abbandonati - prosegue -, solo oggi, dopo 5 giorni, abbiamo visto passere esercito e protezione civile, ma sono andati a Gosaldo». In realtà Cont non è stato il solo a sgombrare la frana dalla carreggiata. «Martedì intorno a mezzogiorno - spiega - è arrivato un dipendente comunale che ha lavorato a lungo per spostare il materiale. Poco dopo è stato anche possibile riaprire la strada». «Solo oggi (venerdì ndr) - conclude- siamo riusciti a andare a Agordo, perché le strade erano bloccate. Sono andato in banca e ho chiesto all'impiegato se potevo fare una telefonata: dovevo avvertire mia figlia a Ravenna, che non aveva nostre notizie da 5 giorni, che stavamo bene».
LA BEFFA

«Per anni - conclude il 77enne agordino - sono andato in Comune e mi sono battuto affinché venisse fatto un tombotto di raccolta dell'acqua sopra la strada, per evitare che questo disastro che avevo vissuto 52 anni fa, si ripetesse. È stato tutto inutile, eppure si poteva evitare».
Olivia Bonetti
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Il Gazzettino