Fabbrica di "maria" in soffitta e serra nell'orto: coppia in manette, sequestrate 60 piante

Il laboratorio ricavato in soffitta, dove si confezionava la droga
FELTRE Il laboratorio di spaccio era in soffitta, la piantagione di cannabis nel terreno della compagna, poco distante da casa. Era così che arrotondavano le entrate...

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FELTRE
Il laboratorio di spaccio era in soffitta, la piantagione di cannabis nel terreno della compagna, poco distante da casa. Era così che arrotondavano le entrate mensili così, secondo le accuse scattate al termine delle indagini della Squadra Mobile, un operaio 49enne di Feltre, A.D.C., e la compagna 52enne, T.M., una operatrice sanitaria di una casa di riposo. Per entrambi i feltrini, residenti a Canal, alla vigilia di Ferragosto erano scattate le manette per coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e la coppia era finiti agli arresti domiciliari. Ieri mattina in Tribunale a Belluno l’udienza di convalida di fronte al gip Elisabetta Scolozzi: lui, assistito dall’avvocato Mariangela Sommacal, si è preso tutta la colpa. Ha cercato di salvare la compagna spiegando che lei non ne sapeva nulla e che quella coltivazione era solo per uso personale. Lei, difesa dall’avvocato Sonia Sommacal, ha confermato di essere estranea ai fatti. Impossibile però che vivesse in quella casa senza avvertire quell’odore inconfondibile. Così il gip ha disposto per entrambi l’obbligo di dimora nel comune di residenza, ovvero a Feltre.

L’OPERAZIONE
La coltivazione illecita è stata scoperta venerdì, a Canal di Feltre, dagli agenti della Squadra mobile di Belluno, che ieri hanno dato i dettagli dell’operazione in una conferenza stampa che si è tenuta in Questura a Belluno. Le indagini sono nate dopo alcune generiche segnalazioni e alla conseguente attività informativa sui flussi del commercio degli stupefacenti nel Feltrino. «C’è stata un’attività di pedinamento della clientela - ha spiegato il capo della Mobile Jacopo Ballarin - ci siamo avvicinati all’abitazione e abbiamo trovato questa serra artigianale, con 60 piante, ormai belle alte sia a terra che dentro i vasi. Le due persone stavano lavorando poco fuori dalla serra e hanno ammesso che la pertinenza e la serra era loro». La serra era costruita a cinquantina di metri dall’abitazione di proprietà della donna le piante erano rigogliose tra i 2 e i 3 metri di altezza e con abbondante fogliame. «A settembre massimo ottobre è il periodo del raccolto- ha sottolineato il dirigente della Mobile -, ma siamo arrivati prima rovinando i piani della coppia». La perquisizione è stata estesa anche alla casa dei due dove è stata trovata una vera e propria “fabbrica” di marijuana.
LA “FABBRICA”

Nella soffitta dell’abitazione della coppia un laboratorio di essiccazione per la lavorazione delle piante, che venivano stese su fili da bucato per essere disidratate prima della defogliazione a mano. La parti vegetative ricche di sostanza attiva, THC, venivano poi conservate in appositi contenitori semi – sigillati. Rinvenuto anche tutto il materiale idoneo al confezionamento delle dosi per la vendita: forbici, sacchettini di tipo alimentare, guanti sterili, due bilance con diversa taratura, oltre a fertilizzanti e due lampade a led per la coltivazione indoor, ordinate via Internet. Le sementi di cannabis invece, secondo quanto riferito dall’uomo, erano stati comprati in un negozio di canapa legale per farli crescere per uso personale. Saranno le analisi di laboratorio a stabilire il principio attivo delle sostanze sequestrate.
Olivia Bonetti
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Il Gazzettino