PADOVA - I soci-dipendenti delle cooperative sfruttati come schiavi. Tre “caporali” sono stati arrestati: si sarebbero spartiti un milione di euro...
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L’attività degli investigatori si è concentrata su alcune cooperative, raggruppate ad hoc in una associazione temporanea d’impresa finalizzata ad abbattere notevolmente i costi di gestione, attraverso l’assunzione di operai stranieri, soprattutto di origine bengalese e indiana. Per essere assunti, però, come ha spiegato il numero uno della Digos, Carlo Ferretti, dovevano pagare in un colpo in media 1.500 euro, ma alcuni addirittura anche 3-4mila, per un contratto part-time di 3 mesi, e poi 500 euro per ogni rinnovo, prima di sei mesi, poi di un anno. Pomaro, nato a Lendinara (Rovigo), ma residente in città, e il padovano Bellotto obbligavano i lavoratori anche a firmare le dimissioni in bianco. Ogni mese, inoltre, Zecchinato, anche lui residente a Padova, prelevava dal loro conto corrente, grazie al doppio bancomat che gli stranieri erano costretti a consegnargli, circa un terzo dello stipendio.
Il Gazzettino