Società croate verso il crac. Il rebus sui beni di Gaiatto

Fabio Gaiatto
PORDENONE - Le società croate di Fabio Gaiatto rischiano il fallimento in Istria e per migliaia di risparmiatori si apre, alla vigilia del processo, un grande punto...

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PORDENONE - Le società croate di Fabio Gaiatto rischiano il fallimento in Istria e per migliaia di risparmiatori si apre, alla vigilia del processo, un grande punto interrogativo sulla possibilità di aggredire il patrimonio immobiliare del trader di Portogruaro. Nel caso della Studio Holding doo, a cui sono intestati tutti i beni immobili di Gaiatto, il Tribunale commerciale di Pisino ha già nominato un procuratore fallimentare. La procedura, già in fase avanzata, è stata avviata in seguito al pignoramento presentato da un ex collaboratore di Gaiatto che sostiene di non aver incassato i compensi che gli spettavano per le sue prestazioni. È uno degli imprenditori italiani che il cosiddetto clan dei Casalesi, tra maggio e giugno 2018, ha tentato di costringere con intimidazioni di stampo mafioso a ritirare l'istanza. L'uomo - che aveva già ottenuto il blocco dei conti correnti delle società - era stato terrorizzato, ma non ha  fatto dietrofront e in seguito alla sua richiesta di pignoramento il Tribunale di Pisino ha dichiarato il fallimento della Studio Holding. Secondo l'entourage di Gaiatto, il trader e la compagna Najima Romani, amministratrice dello Studio Holding, non sarebbero riusciti a depositare documentazione a propria difesa perchè nel frattempo sono stati sottoposti a misura cautelare.

Commercialisti e legali croati di Gaiatto non sono riusciti a fermare il procedimento croato. Il problema è che i beni che il procuratore generale deve porre in vendita sono gli stessi che la Procura di Pordenone ha bloccato con un sequestro preventivo finalizzato alla confisca e che successivamente ha affidato all'amministratore Stefano Zigante. A Pisino l'udienza per la vendita è stata sospesa e rinviata a data da destinarsi. La sovrapposizione di procedimenti, infatti, rischia di aprire una questione giuridica tra Croazia e Italia. Attualmente i sigilli hanno congelato un patrimonio di circa 4 milioni di euro. Chi ha la priorità sui beni? E in quale misura i creditori che hanno avviato azioni legali in Croazia devono essere ristorati?

Anche la Venice Investment Group croata, che ha la sede in Galianski odvojak come la Studio Holding, rischia il fallimento. La procedura è già avviata, ma è in una fase preliminare e poco trapela. Nel frattempo l'inchiesta di Pordenone è giunta al capolinea con 17 richieste di rinvio a giudizio. Centinaia di risparmiatori si sta preparando a costituirsi parte civile nell'imminente udienza preliminare. L'obiettivo è farsi rimborsare i soldi che erano convinti di aver investito nel mercato valutario. Gli investigatori parlano di 67 milioni di risparmi raccolti abusivamente e di 2.700 risparmiatori identificati. Soltanto una parte (1.174) ha denunciato Venice. La Procura ha suddiviso le truffe in tre tronconi: nel primo ci sono 823 posizioni che pesano per 20.078.020 milioni di euro; 97 le vittime per le quali si procede d'ufficio (4,8 milioni); 254 riguardano la class action dell'associazione Afue (2,3 milioni). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino