«Ha ucciso mia figlia e poi è scappato in Brasile: ora estradatelo»

Barbara Durastante vittima dell'incidente
«Mi auguro che questo Governo, che ha promesso di voler riportare in patria tutti i latitanti, possa far tornare in Italia, come ha fatto con Cesare Battisti, anche...

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«Mi auguro che questo Governo, che ha promesso di voler riportare in patria tutti i latitanti, possa far tornare in Italia, come ha fatto con Cesare Battisti, anche l’uomo che ha ucciso mia figlia. Mi appello alla politica perché ascolti un padre che non ha più pace. Purtroppo la giustizia, finora, non mi ha dato risposte».


Roberto Durastante, padre di Barbara, la 42enne residente località Fol, a Belluno, morta nello schianto contro un albero in via Vittorio Veneto la sera del 19 dicembre 2017, torna alla carica sulle sorti giudiziarie di Evandro Gonsalves Galhardo, il 40enne brasiliano, all’epoca vicino di casa di Barbara, fuggito rapidamente nel suo paese d’origine subito il dramma.  Guidava con un tasso alcolico di 3 grammi per litro di sangue. Ci stava l’arresto immediato o, quantomeno, un ritiro del passaporto. Invece, Evandro è rimato libero e ha tagliato la corda. Ora è in Brasile. Resta in contatto con Belluno attraverso Facebook, dove è molto attivo, rivelando una vita serena, circondato da amici e affetti. Mentre qui qualcuno piange e chiede giustizia, «non vendetta».

«Ci chiediamo come sia stato possibile lasciarlo scappare - afferma la zia Paola, sorella di Roberto, dirigente dell’Inail -, come non si sia arriva quantomeno al ritiro del passaporto. Una domanda che si pone anche mio marito, che ha lavorato al Consiglio superiore della magistratura e che è vice procuratore onorario. Credo che questo caso sia stato affrontato con troppa leggerezza. In fondo - aggiunge amaramente - si tratta di povera gente. Spero che qualcuno possa muoversi sul piano politico visto che i rapporti con il Brasile sono migliorati. Hanno fatto rientrare Battisti, spero che riportino anche lui».

Nel frattempo, l’assicurazione, la Vittoria, non ha scucito un centesimo.
«Dicono che Barbara fosse senza cinture - prosegue il padre - ma il perito è stato chiaro: con quello schianto contro il platano e quella vecchia auto sarebbe morta ugualmente».

La zia Paola, invece, ha un’altra tesi: «Secondo me lei se l’era sganciata nel tentativo di uscire dall’auto, perché sono certa che lui l’avesse trattenuta a forza. Lei quella sera voleva tornare subito a casa, era in tuta da ginnastica. Era uscita un attimo assieme a quell’uomo perché lo aveva visto giù, un po’ stufo, e così gli aveva proposto di accompagnarla al bar Belluno per prendere le sigarette. Ma al momento di rientrare lui ha cambiato strada, imboccando via Vittorio Veneto a tutta velocità. Lui disse che dovevano andare al supermercato. Ma era solo una delle sue tante bugie, perché i supermercati a quell’ora sono chiusi e comunque Barbara era uscita solo per un attimo, come riferì al padre che era lì. Di bugie, purtroppo ne ha dette tante, ora ci piacerebbe sapere la verità».

Barbara intanto riposa al cimitero di Prade, vicino alla mamma Annamaria Clerici. Papà Roberto, romano, torna poco a Belluno: «Non ce la faccio più». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino