Fratelli nella rete degli estorsori: undici anni alla banda

Il tribunale di Belluno
BELLUNO - Undici anni e 8 mesi di reclusione per la banda della estorsione ai fratelli Calonego, Steven e Patrik, che non erano costituiti parte civile. Alla sbarra c’erano...

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BELLUNO - Undici anni e 8 mesi di reclusione per la banda della estorsione ai fratelli Calonego, Steven e Patrik, che non erano costituiti parte civile. Alla sbarra c’erano cinque imputati, tutti accusati di estorsione in concorso. Ma la condanna, pronunciata ieri in Tribunale a Belluno, è arrivata solo per tre di loro: il capo Endrit Zeqja, 33enne albanese (avvocato Roberto Rigoni Stern), la fidanzata Giulia Fusetto, 24enne di Monselice (avvocato Anna Sambugaro di Vicenza) e Mendrium Vehapi, 27enne kosovaro (difeso dall’avvocato Gianfranco Tandura ieri in aula Tullio Tandura). Zeqja ha preso 5 anni e mille euro di multa.  I giudici hanno concesso el attenuanti generiche, che però sono state considerate equivalenti alle aggravanti. Hanno disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale. Tre anni e 4 mesi di reclusione, oltre a 647 euro di multa ciascuno per la Fusetto e Vehapi. Assolto «per non aver commesso il fatto Nedjat Miftaroski, macedone 33enne (avvocato Rachele Nicolin) e «perché il fatto non sussiste» Francesko Lila, 22enne albanese (avvocato Gianluca Alifuoco).

I FATTI
La vicenda è quella che si intreccia con la ex titolare dei Tre Gai, Fatima Rhourab, 35enne marocchina di cui si invaghì Steven Calonego di Sedico. E soprattutto con il compagno di lei, Gianluigi De Cian, che per gelosia avrebbe assoldato un killer, secondo quanto fatto credere dalla banda. Endrit Zeqja venne arrestato a Busche il 19 maggio 2015 quando scoppiò il caso (avvocato Roberto Rigoni Stern). Tutto partì dalla denuncia di due fratelli di Sedico. Uno di loro si era innamorato follemente della titolare marocchina dei “Tre Gai” di Villapaiera e il flirt sarebbe andato avanti fino al dicembre 2014. La “simpatia” tra i due diventò di dominio pubblico. È allora che Gianluigi De Cian, compagno della marocchina (entrambi condannati in un’inchiesta per sfruttamento della prostituzione) avrebbe minacciato l’uomo di fargliela pagare. Entrò in gioco la banda. Finsero di operare per Gianluigi De Cian (ignaro di tutto) e chiesero ai fratelli 50mila euro, da pagare in due tranche da 25mila euro ciascuna. E dopo aver prelevato Steven, facendo riferimento al fatto che si era invaghito della marocchina, Zeqja avrebbe detto: «Se non paghi ti uccidiamo, come ci è stato richiesto». A quel punto i due sedicensi si rivolsero alla polizia. Gli agenti organizzarono una trappola che scattò a Busche, luogo indicato per la consegna del denaro. Al momento del passaggio della busta con i contanti (solo 1500 euro quello che i fratelli erano riusciti a racimolare) scattarono le manette per Endrit Zeqjam. 
L’ACCUSA

Per la Procura era lui «l’ideatore del piano estorsivo». Ma ognuno nella banda avrebbe avuto un ruolo: la Fusetto avrebbe accompagnato in auto il fidanzato, Miftaroski, avrebbe minacciato i fratelli il 28 maggio, il Vehapi sarebbe l’autore di 2 telefonate di minaccia. Infine Lila si sarebbe detto pronto a intimidire le due vittime «facendo la voce grossa». Il pm Simone Marcon, nell’ultima udienza chiese la condanna a 5 anni e 3mila euro di multa per Zeqja, 3 anni e 4 mesi, oltre a 1500 euro di multa, per Fusetto, Vehapi e Lila e l’assoluzione per Miftaroski. Tutti i difensori chiesero l’assoluzione, sottolineando i troppi lati rimasti oscuri nella vicenda. Ieri la sentenza del collegio di giudici: le motivazioni si conosceranno tra 30 giorni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino