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Sesso nel centro massaggi: cellulari al setaccio, 2 donne denunciate
VECCHIO VIZIO Alcuni di loro, Matteo Vendramello e Borga, sono una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine. Dieci anni fa, nel 2009, i carabinieri del nucleo investigativo li avevano arrestati per gli stessi reati. Identico il copione, identiche le accuse. Non solo: persino uno dei due locali, il Game Over, è lo stesso di dieci anni fa (solo che allora aveva un altro nome, Cikala Club). A distanza di due lustri, quindi, avevano deciso di riprovarci. Il gruppo gestiva una cinquantina di ragazze (tutte romene tra i 18 e i 35 anni) che a turno frequentavano i due locali. Due night club, sulla carta. All'interno, però, si poteva andare ben oltre il balletto o lo spogliarello.
L'INDAGINE Gli uomini della seconda sezione della squadra mobile ci hanno lavorato per alcuni mesi. Ad avviare l'inchiesta, un esposto anonimo che segnalava una presunta attività illecita. Stando a quanto accertato dalla polizia, i circoli erano frequentati da persone di ogni età e fascia sociale. Durante la perquisizione, ieri mattina, gli agenti hanno trovato anche una corposa scorta di preservativi, ennesima riprova (già confermata comunque dagli appostamenti e dalle intercettazioni telefoniche dei mesi scorsi) che in quei due club il sesso fosse la principale occupazione. Funzionava così: il cliente contattava il titolare, o all'ingresso o, se era uno della schiera dei fedelissimi con una telefonata. A quel punto, prenotava ragazza e prestazione, che principalmente era legata al tempo. Mezz'ora, 150 euro, e a salire fino a due ore. Ben inteso: le ragazze potevano rifiutare l'incontro con il cliente. Se non volevano intrattenerlo, nessuno le costringeva a proseguire. In ogni caso, i titolari (i Vendramello, il più delle volte) cercavano di convincerle a portare a casa il lavoro. Le modalità di prostituzione erano tre: o all'interno del locale, nel privè, in albergo o a domicilio (del cliente). I ricavi venivano poi suddivisi, quindi, tra la squillo e il gestore, che intascava una percentuale tra il 50 e il 70 per cento. «Proprio per questo motivo tra i reati contestati non c'è solo il favoreggiamento ma anche lo sfruttamento della prostituzione - spiega il capo della squadra mobile di Venezia, Giorgio di Munno - un'indagine sviluppata sia con i metodi tradizionali, osservazione e appostamento, e un'attività tecnica di intercettazioni che ha permesso di blindare le accuse che hanno portato alle ordinanze di custodia cautelare. Le ragazze? Erano tutte d'accordo, l'obiettivo comune era il profitto. E i guadagni, considerando il volume d'affari, erano decisamente elevati».
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Il Gazzettino