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VENEZIA - La “stanza per drogarsi” apre lo scontro politico in città. La proposta del consigliere Pd Paolo Ticozzi ha scatenato una serie di reazioni - anche ironiche - da parte della maggioranza: «Riserviamo un locale per la droga fa il paio con abbracciamo un cinese. Proporre una “stanza del buco” non è una provocazione, ma una sciocchezza», esordisce il deputato leghista e consigliere comunale Alex Bazzaro. L’esponente del Carroccio prosegue: «Se il Pd di Venezia pensa che ai tossicodipendenti serva un locale dove poter assumere droghe significa che, ancora una volta, è fuori dalla realtà». Bazzaro è determinato: «Noi continueremo nella lotta allo spaccio, al consumo e a tutelare soprattutto i nostri giovani sia con controlli da parte della polizia locale che, come ha ben detto il vicesindaco Andrea Tomaello, investendo nello sport, nella musica e nella cultura». Chiamato in causa, anche Tomaello esprime la sua visione: «È una proposta assurda, la realtà locale è diversa da come la dipinge il consigliere, non c’è più un’emergenza spaccio legata ai tossici e basta, ma ci sono anche molti colletti bianchi, dubito che la stanza possa servire ai giovani». Il vicesindaco prende le distanze anche dalla provocazione: «Non c’è nulla da provocare, sia droga che disagio sono problemi che vanno affrontati studiandoli bene. Babygang e droga sono un fatto nazionale, si possono studiare varie proposte di coinvolgimento dei giovani per farli partecipi della città, attraverso associazioni sportive, culturali e musicali, ma questa non sta né in cielo né in terra. Vedendo come hanno gestito negli anni gli spazi pubblici, dal Pd non è che ci si aspettiamo grandi cose».
LE CRITICHE
Errore anche per Simone Venturini, assessore alla coesione sociale: «Esperimento fallito in altri luoghi e tempi. Non è questo il modo di porre la questione, manca un ragionamento. È irricevibile, così come lo è il modo in cui il consigliere bolla chi non la pensa come lui. Serve maggiore umiltà su ragionamenti complessi come questo». Offre un ragionamento approfondito Gianfranco Bettin, consigliere comunale della lista verde progressista: «Non è una fesseria. Chi la definisce così non sa nemmeno di cosa si parla. È uno strumento che in molti interventi sulle dipendenze è stato utilizzato in altri Paesi, ma deve esser inserito all’interno di un programma che punti a superare il problema dipendenza. Per alcune figure potrebbe essere una vera alternativa, buttarla lì come provocazione non è utile, meglio discutere di strumenti di lotta alla dipendenza con repressione, prevenzione e gestione del problema finalizzati alla via d’uscita». Anche il luogo assume perciò importanza: «Non è un falso problema, ci sono episodi di chi si fa per strada, sul marciapiede o nel sottopasso della stazione, farlo in un luogo protetto è un altro conto, soprattutto in condizioni di igiene e agganciati a un programma. Forse oggi le priorità sono altre, come pensare a più operatori professionali che intervengano sull’emergenza o la lotta al narcotraffico».
IL DUBBIO
Infine il consigliere fucsia Paolino D’Anna precisa: «Non è questo il modo di risolvere o contrastare il problema della tossicodipendenza.
Il Gazzettino