BELLUNO - Quasi 200 bellunesi chiamati al nuovo esame di idoneità psico-fisica nel procedimento di revisione della patente di guida scattato nell’ambito di una...
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LA BATTAGLIA
Ne è nata una battaglia suon di ricorsi, con diversi giovani che sono pronti a portare le loro ragioni di fronte al Tar. I ricorsi sono stati depositati nei giorni scorsi e ora si attende l’udienza di fronte ai giudici amministrativi. Dalla loro parte una sentenza del Tar Veneto del maggio 2018 che definisce «illegittimo» un provvedimento di revisione della patente sulla base delle note emesse dall’autorità della pubblica sicurezza «senza indicazioni in concreto». Secondo uno dei legali dei conducenti finiti “sotto accusa”, l’avvocato Paolo Serrageli di Feltre, che mercoledì ha depositato uno dei ricorsi non ci sarebbero prove che questi automobilisti siano effettivamente assuntori di droga. Tutto il procedimento di revisione sarebbe quindi illegittimo. «Poiché non esiste supporto probatorio in fatto - dice l’avvocato Serrangeli - essendoci ancora il segreto istruttorio sull’indagine della Procura, allora la segnalazione dei nominativi da parte delle forze dell’ordine verso la motorizzazione civile non è assolutamente sufficiente per fondare il procedimento di revisione. Questo è quanto il Tar Veneto ha già sancito con sentenza 482 del 3 maggio 2018».
IL RISCHIO
E l’avvocato Serrangeli va anche oltre. Il caso bellunese è particolare in quanto scattato proprio nel periodo a cavallo di quella sentenza che ha fatto chiarezza e che aveva anche condannato la Motorizzazione a pagare le spese legali al conducente “finito sotto accusa”. «Con queste premesse - dice -, considerato che la soccombenza della motorizzazione è già stata sanzionata in 2mila euro di spese legali da risarcire a ciascun ricorrente, se si insiste a mandare provvedimenti di revisione a tutte le persone segnalate quali meri assuntori, ma senza una conferma nelle prove, si profila un danno erariale pari alle spese legali che potrebbe dover pagare per ciascun ricorrente bellunese, per centinaia di migliaia di euro». Il legale nel ricorso sottolinea che, ovviamente, la Motorizzazione non poteva sottrarsi al provvedimento di revisione, dopo la segnalazione dei carabinieri, ma avrebbe dovuto effettuare «indagini tese a individuare ulteriori elementi concreti per fondare il provvedimento». Ora decideranno i giudici amministrativi del Tar. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino