TREVISO - La dottoressa aveva un doppio lavoro da quasi tre anni. L’Usl trevigiana l’ha scoperto. E l’ha “licenziata” in tronco. Il medico di origine...
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IL PROCEDIMENTO
Una volta emerso il nodo, l’azienda sanitaria ha immediatamente aperto un procedimento disciplinare a carico della dottoressa della continuità assistenziale finita sotto la lente d’ingrandimento. Lo scorso febbraio ha sottoposto il caso al collegio arbitrale regionale, evidenziando la violazione della dell’accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. Questo dice in modo netto che c’è incompatibilità tra il lavoro in convenzione negli ambulatori dell’Usl e quello in altre strutture private accreditate con il sistema sanitario. Non ci sono troppi margini di interpretazione. Non a caso l’azienda sanitaria non sapeva nulla dell’altro lavoro nella casa di cura privata “Città di Rovigo”. La linea è stata confermata dal provvedimento emesso dal collegio arbitrale regionale, che l’ha approvato in modo unanime.
LA MOTIVAZIONE
“Si ritiene che la contestazione fatta al medico sia fondata – si legge nell’atto ufficiale – l’attività libero professionale svolta dalla dottoressa dal mese di luglio del 2016 presso la Casa di cura privata Città di Rovigo Srl costituisce situazione di incompatibilità, in quanto trattasi di struttura accreditata con il sistema sanitario nazionale”. Così è scattata la sanzione più pesante. Dopo aver recepito il provvedimento del collegio arbitrale, giovedì della settimana scorsa l’azienda sanitaria trevigiana ha ratificato il “licenziamento” della dottoressa. «Ci siamo conformati al deliberato del collegio e abbiamo provveduto alla revoca della convenzione in essere – conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – su questi aspetti ci sono regole chiare. Le incompatibilità sono elencate nell’accordo nazionale. Non era possibile muoversi diversamente rispetto a come abbiamo fatto».
SITUAZIONE RARA
Si tratta di un caso raro. Ma non unico. Per trovarne un altro simile nel trevigiano bisogna però tornare indietro di oltre due anni. All’inizio del 2017 l’Usl aprì un procedimento disciplinare a carico di un medico di medicina generale della cintura urbana di Treviso. Lui lavorava sia all’interno degli ambulatori delle guardie mediche della Marca che come libero professionista per conto dell’Usl 3 Serenissima di Venezia. Anche all’epoca l’azienda sanitaria provinciale si rivolse al collegio arbitrale regionale. E finì allo stesso modo: con la revoca della convenzione. Che, in casi come questo, è semplicemente un altro modo di chiamare il licenziamento.
Mauro Favaro
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Il Gazzettino