Granfondo: l'ombra del doping. Controllo a sorpresa fatale a Enrico Zen

L'arrivo vittorioso di Enrico Zen in piazza Maggiore a Feltre
Che sia stata un’ingenuità - nella migliore delle ipotesi - o una furbata, un’infiltrazione al ginocchio rischia di lasciare un segno profondo sulla storica...

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Che sia stata un’ingenuità - nella migliore delle ipotesi - o una furbata, un’infiltrazione al ginocchio rischia di lasciare un segno profondo sulla storica venticinquesima edizione della Granfondo ciclistica di Feltre. Il vincitore del percorso lungo, Enrico Zen, è stato infatti trovato positivo in seguito ai controlli a sorpresa effettuati dalla Nado (derivazione diretta della Wada, massima autorità mondiale nella lotta contro il doping) al palaghiaccio Drio le Rive. Bassanese, classe 1986, una carriera tra dilettanti e professionisti (due stagioni ai massimi livelli), Zen ha ammesso che tutto nasce proprio dall’infiltrazione «che ho fatto pochi giorni prima della corsa. Avevo un problema al ginocchio, non riuscivo a farmelo passare né con pomate, né con antinfiammatori per uso orale, né con gli impacchi».  E così ecco la decisione scellerata, pare su consiglio di un medico che lo avrebbe rassicurato («non se ne trova traccia se non nelle prime 24 ore dopo l’assunzione»): il farmaco sarebbe il Kenacort, le sostanze che hanno fatto esplodere il caso “triamcinolone acetonide e suo metabolita - Catina”, come pubblicato ieri mattina sul sito della Nado, che contestualmente annunciava anche la sospensione in via cautelativa dello stesso Zen, decisa dalla Prima sezione del Tna (il tribunale nazionale antidoping), “in accoglimento dell’istanza proposta dalla Procura nazionale antidoping”.

LE REAZIONI
Fin qui i fatti. Il caso esplode prima sui siti specializzati che rilanciano la notizia della Nado, per approdare infine a Feltre, nel cuore del comitato organizzatore guidato da Ivan Piol. «Ho scritto subito un messaggio a Enrico, che conosco bene come tutti i top corridori delle granfondo. Lui mi ha richiamato subito», rivela Piol. In effetti, Zen non si è nascosto, neppure alle domande dei giornalisti. «Non ho idea di cosa farò. Ero al lavoro quando stamattina (ieri mattina, ndr) mi è arrivata la notizia attraverso la posta elettronica, direttamente dalla Nado - spiega il 33enne ciclista di Bassano, impiegato amministrativo in un’azienda privata -. È la prima volta che mi succede». Enrico è un asso di queste granfondo amatoriali, «ne ho vinte quattro o cinque quest’anno. Nel 2019 finora non ero mai stato sottoposto a controlli». Zen però conosce benissimo procedure, precauzioni, tutta la trafila che bisogna seguire per evitare di finire nei guai, anche se si è in buonafede. Perché quella infiltrazione non c’era il bisogno di nasconderla. «Sarebbe bastato presentare una ricetta ai medici», spiega Piol. Come una giustificazione per uno studente che combina una marachella e non si presenta alle lezioni. Ma se torni a scuola senza la firma dei genitori, finisci nei guai. «Sono preoccupato perché ora verrò messo sullo stesso piano di chi usa Epo e steroidi», dice Enrico, che invece rischia di pagare con una squalifica da 2 a 6 anni l’utilizzo di sostanze cortisoniche.
RICHIESTA DI DANNI

Ma c’è un altro pericolo per il ciclista di Bassano. Lo spiega chiaramente il comunicato diffuso ieri dagli organizzatori della granfondo feltrina. «Se dovesse essere squalificato dovrà fare i conti con il nostro regolamento che prevede, nel comma dedicato al requisito Etico, che in caso di positività l’atleta e la società di appartenza in solido debbano corrispondere 50 mila euro a titolo di risarcimento del grave danno arrecato all’immagine dell’evento. Una somma che, sempre da regolamento, sarà devoluta a favore della pratica sportiva giovanile. Vorrà dire che, se la sospensione verrà trasformata in squalifica, potremo comprare finalmente un pulmino nuovo ai giovanissimi della nostra scuola di mountain bike». Da quando, nel 2010, a Michele Maccanti venne tolta la vittoria alla stessa granfondo di Feltre per una squalifica per doping, «noi e le più importanti granfondo italiane come Maratona dles Dolomites e Nove Colli, di comune accordo e come deterrente, inserimmo la clausola etica che prevedeva il risarcimento danni in caso di positività», rivela Piol. Proprio alla Nove Colli di Cesenatico, a maggio, venne pescato positivo il secondo classificato, nei cui confronti l’organizzazione ha appena presentato la richiesta di risarcimento. Sulle possibilità reali di vedersi risarciti, è difficile esprimersi. Forse Zen riuscirà a dimostrare che è stata solo un’ingenuità. Ma il segno di quella infiltrazione sta facendo effetto sull’intero mondo del ciclismo. Altro che un banale ginocchio dolorante. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino