Si allarga il Centro per i disturbi alimentari, pronta la gara per i lavori

Il Centro diurno per i disturbi alimentari a Portogruaro
PORTOGRUARO - Il Centro per i disturbi alimentari compie vent’anni e festeggia il traguardo con un progetto di ampliamento della sede di via Resistenza. Verrà...

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PORTOGRUARO - Il Centro per i disturbi alimentari compie vent’anni e festeggia il traguardo con un progetto di ampliamento della sede di via Resistenza. Verrà pubblicata a giorni la gara per l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione e ampliamento del Centro per i Disturbi del comportamento alimentare e del peso, riferimento dell’intera provincia di Venezia. Il progetto vale 1 milione 147mila euro ed è finanziato per 300 mila dalla Regione e per la restante parte da risorse proprie dell’Ulss 4. L’azienda sanitaria conta di partire con i lavori, che non comporteranno alcuna interruzione del servizio, già nei primi mesi del 2022. L'intervento si dovrebbero concludere entro 450 giorni.


Tra un anno e mezzo, dunque, la struttura portogruarese passerà dagli attuali 400 metri quadrati ai circa mille metri quadri di superficie. All’interno troveranno spazio non solo il centro diurno da 6 posti e la comunità alloggio, che passerà da 9 a 12 posti, ma anche gli ambulatori, che attualmente si trovano in via Sommariva. «In questi vent’anni – ha detto il direttore generale dell'Ulss 4, Mauro Filippi – il centro ha ampliato la propria offerta, passando da un semplice ambulatorio ad un servizio residenziale per minori da 9 posti letto ad alta intensità. Negli ultimi anni si è aggiunto anche un servizio residenziale per adulti da 10 posti letto a media intensità e il ricovero in ambito ospedaliero, con posti letto dedicati al reparto di Pediatria. Il progetto di ampliamento è nato due anni fa ma poi abbiamo ritenuto opportuno rallentarne l’iter per rivedere gli spazi in funzione del Covid. Ora i tempi sono maturi per realizzare una grande struttura pubblica, una vera e propria cittadella per la cura dei disturbi alimentari, le cui utenti provengono per la gran parte da fuori Ulss e da fuori Regione, non solo da regioni limitrofe ma anche dal centro e sud d’Italia».
A snocciolare i dati dell’attività il dottor Pierandrea Salvo, responsabile del Centro, che ha ricordato come nel 2001 l’ambulatorio fosse collocato all’ospedale vecchio, struttura che all'epoca era già dismessa. «Siamo partiti da lì e in questi anni – ha detto – abbiamo seguito più di 4mila persone in regime ambulatoriale, di cui circa 1600 da fuori Ulss. Nelle strutture residenziali sono state circa 65mila le giornate di presenza riabilitativa, con una percentuale oscillante tra l’80 ed il 100 per cento di utenti fuori Ulss. Solo negli ultimi 3 anni le due strutture residenziali, quella per minori e quella per adulti, hanno erogato 16 mila giornate. La comunità per minori è l'unica in Italia a fornire una risposta adatta a qualunque età, dal livello ambulatoriale a quello diurno sino all’assistenza nelle 24 ore. Da 10 anni è attiva anche la didattica a distanza per offrire la possibilità agli utenti di continuare lo studio durante la permanenza in comunità», Il responsabile del Centro ha evidenziato che ad oggi è già stata superata la soglia di accessi ambulatoriali registrati prima della pandemia, nel 2019. «Non credo che la pandemia abbia accentuato il problema dei Dca già molto diffuso. Questa struttura - ha spiegato - ha una grande attrazione su scala nazionale, soprattutto per i minori. Abbiamo utenti anche di 10 anni e attualmente seguiamo solo ragazze, che nel 99 per cento dei casi soffrono di anoressia».

Il servizio, nonostante la pandemia, non si è mai arrestato. Alla comunità alloggio sono concesse le visite una volta alla settimana e con obbligo di Green pass. Mediamente le utenti giovani permangono in residenza 100 giorni mentre le ragazze più grandi anche un anno. 13 le minorenni che sono attualmente in lista d’attesa per accedere al servizio residenziale. «Grazie all’impegno dell’associazione dei familiari, Fenice onlus, e al sostegno della Fondazione Segafredo Zanetti – ha concluso il dottor Salvo – oggi disponiamo anche di una foresteria, in cui convivono 3 o 4 utenti, giovani donne che sono seguite a livello ambulatoriale e che hanno potuto svolgere progetti di inserimento lavorativo o riprendere gli studi in autonomia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino