BELLUNO - A poco più di un anno dal disastro di Alverà, la procura di Belluno chiude le indagini e chiede il rinvio a giudizio dei quattro presunti responsabili...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Stava transitando in auto sulla regionale 48 delle Dolomiti quando venne trascinata via dalla furia delle acque, proprio all’altezza del ponticello sul Ru de ra Grae, immissario del Bigontina. Non vennero installati sistemi di allarme contro i possibili, e già noti, smottamenti dell’area classificata ad alto rischio (grado 4) dal Piano di assetto idrogeologico: questa la sintesi dell’accusa che oggi pesa sugli allora tre esponenti del Comune di Cortina: Andrea Franceschi, 40 anni, sindaco, Stefano Verocai, 57 anni, assessore ai lavori pubblici, Stefano Zardini Lacedelli, 63, responsabile dell’Ufficio lavori pubblici. Con loro è indagato anche Sandro D’Agostini, 54 anni, all’epoca dirigente di Veneto Strade. A tutti è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini.
Al dirigente di Veneto Strade, ente responabile dell’arteria su cui si consumò la tragedia, la Procura contesta di aver «omesso di predisporre idonei presidi di allarme componibili da centraline, ecometri, stazioni semaforiche, sirene luci a faro, fotocellule o un più semplicemente un presidio umano in grado di cogliere le prime avvisaglie dello smottamento e fermare il traffico.
Il Gazzettino