Salvini: inaccettabile l'uso delle telefonate. Rigoli: «Nessuna falsa documentazione»

Salvini: inaccettabile l'uso delle telefonate. Rigoli: «Nessuna falsa documentazione»
Patrizia Simionato, già direttore generale di Azienda Zero, avvicinata in auto: «Non ho nulla da dichiarare». Roberto Rigoli, ex coordinatore delle...

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Patrizia Simionato, già direttore generale di Azienda Zero, avvicinata in auto: «Non ho nulla da dichiarare». Roberto Rigoli, ex coordinatore delle Microbiologie del Veneto, fermato in parcheggio: «I tamponi rapidi? Sono kit certificati Ce/Ivd, quindi praticamente io non dovevo valutare la sensibilità e la specificità». Andrea Crisanti, senatore, intervistato sul set: «Il contenuto delle intercettazioni? Sicuramente darebbe una spiegazione e darebbe il contesto giusto per comprendere tutti gli attacchi che la Regione ha fatto nei miei riguardi». Scene dalla puntata di Report, andata in onda ieri sera su Rai 3 dopo giorni di anticipazioni: «In Veneto durante la seconda ondata della pandemia è accaduto il disastro. Ci sono stati 1.600 morti in più rispetto alla media nazionale. Cosa è successo? Avevano puntato tutto sui tamponi rapidi».


ACCUSA E DIFESA
La trasmissione ha subito rinfocolato le polemiche. Comunicato dei dem Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni: «Zaia riferisca in Consiglio regionale». Tweet del vicepremier leghista Matteo Salvini: «Inaccettabile il continuo uso distorto delle intercettazioni per fini politici. Il 2023 sarà anche l'anno della sacrosanta Riforma della Giustizia, basta con sprechi, abusi e commistione fra magistratura, giornalismo e politica». Il programma ha dato conto dell'inchiesta aperta dalla Procura di Padova, che vede indagati Simionato e Rigoli. Fuori dalla tivù, l'avvocato Alessandro Moscatelli (per l'attuale dg dell'Ulss 5 Polesana) rinvia le dichiarazioni all'esito dell'udienza preliminare, mentre il penalista Giuseppe Pavan (per l'attuale direttore dei servizi sociali dell'Ulss 2 Marca Trevigiana) sintetizza la linea della difesa: «L'accusa non mette assolutamente in dubbio l'utilità e l'attendibilità dei test rapidi antigenici oggetto delle indagini. Test utilizzati ancora oggi a livello internazionale. Allo stesso modo va ricordato che le indagini preliminari hanno evidenziato come il solo interesse del dottor Rigoli emerso in questa vicenda sia stato quello di perseguire il bene pubblico, in una situazione di grande tensione ed urgenza determinata dall'emergenza sanitaria, e che non sia stata prodotta alcuna falsa documentazione, elemento riconosciuto dalla stessa Procura durante la prima fase dell'udienza preliminare».


Alla base dell'imputazione c'è un'email sulla verifica della sensibilità dei test rapidi, cioè della loro capacità di riconoscere i casi positivi. L'avvocato Pavan rimarca che tale indagine «non solo non era stata richiesta, come già risulta negli atti, ma nemmeno era possibile e necessaria, essendo i prodotti marchiati e certificati Ce/Ivd». Cos'ha fatto allora Rigoli? «Si dovevano invece riscontrare in maniera documentale le caratteristiche tecniche del prodotto e, visto che sarebbero stati utilizzati da personale esterno alle microbiologie, è stato ritenuto corretto anche testarne la praticità nell'utilizzo». Un'attività, conclude il legale, svolta nel coordinamento delle Microbiologie, «con significativi risultati a vantaggio della tutela della salute pubblica». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino