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BELLUNO - Una tragedia annunciata. C’è molta sofferenza nelle parole della figlia di una donna che, tra i primi, è deceduta per le conseguenze del Covid a 86 anni alla residenza per anziani di Pieve di Cadore, la Marmarole. M.M. fa parte del “Comitato parenti Vazzoler” e ciò che più di tutto le crea un dispiacere enorme è di non essere potuta stare vicino alla mamma, nei giorni che hanno preceduto la dipartita. «I problemi nella struttura – racconta la donna – c’erano già a partire da un anno e mezzo prima che arrivasse il Covid-19. C’era e c’è poco personale». Qualcuno si lamenta che ci sia poco cibo e poco variato. Poi il Covid.
LE VISITE
«Il personale ha cominciato ad ammalarsi e di conseguenza anche gli ospiti. Ai familiari era interdetto l’accesso. Mia mamma l’ho vista, in videochiamata, solo quattro o cinque volte da febbraio. Quest’estate sono potuta andarla a trovare quattro volte. Noi familiari non siamo stati avvisati che era stata contagiata, l’ho saputo per caso. Mi hanno detto che stava bene, che era asintomatica e senza febbre, e poi sono stata avvisata che era stata trasferita all’ospedale», racconta, amareggiata, la figlia dell’anziana. Ciò che è stato più terribile per i familiari stretti è il non aver potuto avere dei contatti né con il parente all’interno della casa di riposo, né con la struttura stessa. Il non poter monitorare le condizioni dei propri cari: l’igiene, l’idratazione, l’alimentazione, le condizioni generali.
IL GENERO
«Non è possibile non tenere un rapporto con i parenti, in una situazione simile – aggiunge il genero dell’anziana -. Noi, nel nostro disagio, siamo contenti che durante gli ultimi giorni in ospedale a Belluno, abbiamo potuto salutarla. Ce la facevano vedere in video, seppur moribonda. Ci procurava molto dolore, ma almeno l’abbiamo vista e ci ha riconosciuti».
L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI
Poi l’appello al presidente del Veneto Luca Zaia: «La disperazione di non poter vedere i propri cari, per un anziano, è lancinante.
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Il Gazzettino