«Lontana dalla mamma, per me è stato un autentico strazio»

Domenica 22 Novembre 2020 di Federica Fant
«Lontana dalla mamma, per me è stato un autentico uno strazio»

BELLUNO - Una tragedia annunciata. C’è molta sofferenza nelle parole della figlia di una donna che, tra i primi, è deceduta per le conseguenze del Covid a 86 anni alla residenza per anziani di Pieve di Cadore, la Marmarole. M.M. fa parte del “Comitato parenti Vazzoler” e ciò che più di tutto le crea un dispiacere enorme è di non essere potuta stare vicino alla mamma, nei giorni che hanno preceduto la dipartita. «I problemi nella struttura – racconta la donna – c’erano già a partire da un anno e mezzo prima che arrivasse il Covid-19. C’era e c’è poco personale». Qualcuno si lamenta che ci sia poco cibo e poco variato. Poi il Covid. 
LE VISITE
«Il personale ha cominciato ad ammalarsi e di conseguenza anche gli ospiti. Ai familiari era interdetto l’accesso. Mia mamma l’ho vista, in videochiamata, solo quattro o cinque volte da febbraio. Quest’estate sono potuta andarla a trovare quattro volte. Noi familiari non siamo stati avvisati che era stata contagiata, l’ho saputo per caso. Mi hanno detto che stava bene, che era asintomatica e senza febbre, e poi sono stata avvisata che era stata trasferita all’ospedale», racconta, amareggiata, la figlia dell’anziana. Ciò che è stato più terribile per i familiari stretti è il non aver potuto avere dei contatti né con il parente all’interno della casa di riposo, né con la struttura stessa. Il non poter monitorare le condizioni dei propri cari: l’igiene, l’idratazione, l’alimentazione, le condizioni generali. 
IL GENERO
«Non è possibile non tenere un rapporto con i parenti, in una situazione simile – aggiunge il genero dell’anziana -. Noi, nel nostro disagio, siamo contenti che durante gli ultimi giorni in ospedale a Belluno, abbiamo potuto salutarla. Ce la facevano vedere in video, seppur moribonda. Ci procurava molto dolore, ma almeno l’abbiamo vista e ci ha riconosciuti». 
L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI
Poi l’appello al presidente del Veneto Luca Zaia: «La disperazione di non poter vedere i propri cari, per un anziano, è lancinante.

Presidente Zaia, questa è la carenza grave delle case di riposo. Ci vorrebbe un referente specificatamente formato per mantenere i contatti tra l’ospite e le famiglie». A quanto pare, alla rsa Marmarole, ad un certo punto le conversazioni con i tablet si sono interrotte. Solo dopo è stato riferito ai parenti che si erano rotti. «Se era veramente quello il problema glieli avremmo comperati noi, ma non ci hanno avvisato. Quando si chiamava c’era sempre un’urgenza – racconta la figlia dell’anziana deceduta due settimane fa -. Noi la mamma l’abbiamo persa, ma vorremmo che la situazione non si ripetesse in altre famiglie. Dopo la morte della mamma non abbiamo ricevuto nulla da parte della struttura, né un “ci dispiace”, oppure un “è successo così...”. Niente». Il comitato dei familiari aveva ipotizzato di sottoscrivere un esposto, si era confrontato anche con amministratori locali. «L’esposto non l’abbiamo fatto perchè una parte dei parenti, avendo lì il genitore e con timore di ripercussioni disse di aspettare – racconta il genero dell’anziana -. Ma abbiamo inviato lettere a chi di dovere, sia alla Regione che all’Usl». Alle missive non sono seguite però le risposte.

Ultimo aggiornamento: 09:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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