Covid in Fvg, troppi no-vax tra gli insegnanti e l'istituto rischia di ripartire solo a metà

Il controllo del Green pass a scuola in una foto d'archivio
È un caso limite, il più grave in tutta la regione. Ma fa allo stesso tempo capire cosa può succedere se un gruppo sostanzioso di persone contrarie al vaccino...

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È un caso limite, il più grave in tutta la regione. Ma fa allo stesso tempo capire cosa può succedere se un gruppo sostanzioso di persone contrarie al vaccino decide di non cambiar rotta. Si rischia letteralmente la paralisi ed è il pericolo - reale e imminente - che stanno correndo le scuole più grandi di Udine, quelle che fanno parte dei Comprensivi uno e due del capoluogo friulano. Una situazione simbolo del momento, con addirittura una cinquantina tra insegnanti e dipendenti non docenti che mancheranno all’appello alla ripresa delle lezioni, il 10 gennaio prossimo. 


IL CAOS


Sino all’ultimo la dirigente Maria Elisabetta Giannuzzi ha sperato che le cose migliorassero. «E in effetti - racconta - il numero è addirittura calato, ma la nostra situazione rimane molto difficile». Sì, perché la maggior parte della cinquantina di no-vax è composta da insegnanti. E la ricerca dei supplenti in questo momento è un incubo. «Il personale degli uffici - prosegue la dirigente dei due Comprensivi - ha lavorato saltando le ferie per rintracciare il maggior numero di docenti. Solo io ho fatto più di cento telefonate, mentre negli ultimi giorni sono stati contattati mille candidati solamente per le scuole dell’infanzia». Un quadro di emergenza pura, con la dirigenza che nonostante gli sforzi non riuscirà a tamponare del tutto l’emorragia di insegnanti. «Alle materne ce la faremo, conto di partire regolarmente - spiega la preside - ma è alla primaria che le cose andranno peggio». Con la possibilità concreta che il 10 gennaio, quando le scuole ripartiranno a pieno regime, a Udine non si vada in questa direzione, bensì si riprenda con un orario modificato e accorciato. 


IL PANORAMA


Si rischia un rientro in classe con aule “fantasma”, insegnanti che mancano, battaglie legali e una pioggia di certificati di malattia. E tutte le scuole sono più o meno sulla stessa barca, anche nel Pordenonese. Si salva ad esempio il liceo scientifico Grigoletti, dove un paio di insegnanti sono già stati sospesi in passato e dove si è alle prese con una sola aspettativa. «Pesano però i contagi, ma siamo già rodati con le influenze degli anni scorsi», ha spiegato la dirigente Ornella Varin. Più allarme al Kennedy, dove la preside Laura Borin dovrà fare i conti con una decina di posizioni in bilico, nella speranza che le regolarizzazioni arrivino nelle prossime ore, cioè quelle utili per presentare la scheda dell’avvenuta vaccinazione. Ci si sposta poi all’Isis Zanussi, dove il dirigente Di Terlizzi può contare su un organico quasi al completo, anche se tre docenti potrebbero non presentarsi alla ripresa delle lezioni del 7 gennaio. Situazione simile al Leomajor di Pordenone come al Flora, sempre nel capoluogo. 


ELEMENTARI E MEDIE


I maggiori timori per la ripresa delle scuole in presenza si concentrano negli Istituti comprensivi. Spicca ad esempio il caso di Fiume Veneto, dove il dirigente dovrà essere sostituito da un reggente per aver preso un congedo parentale dopo le svariate “uscite” contro i vaccini. Problemi anche all’Istituto comprensivo di Sacile, dove la dirigente Armida Muz ha già messo in conto qualche assenza al riavvio delle lezioni. Ma si tratta di elementi comuni a quasi tutte le scuole del territorio. Si stima una media di quattro-cinque assenze per istituto solamente nel corpo docenti. Senza contare i danni che provocheranno contagi e quarantene.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino