Il Covid rialza la testa, ma non negli ospedali: il Friuli ha il tasso di crescita dei contagi più alto d'Italia

Un tampone
Prima di elencare i dati è bene chiarire un concetto: non ci troviamo nel mezzo di una nuova ondata pandemica pericolosa come le precedenti. Il tasso di vaccinazione della...

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Prima di elencare i dati è bene chiarire un concetto: non ci troviamo nel mezzo di una nuova ondata pandemica pericolosa come le precedenti. Il tasso di vaccinazione della popolazione (ci si riferisce in questo caso alla terza dose) è molto alto e le caratteristiche cliniche della variante Omicron (compresi i suoi sottotipi) fanno in modo che gli ospedali non soffrano come in passato. Ma dopo un periodo di calma piatta, il virus ha rialzato la testa in Friuli Venezia Giulia. E stando all’ultima rilevazione eseguita su scala nazionale, il Covid sta correndo più qui che altrove. La nostra regione, infatti, nell’ultima settimana ha fatto registrare il tasso di replicazione del virus più alto di tutta Italia. Al secondo posto il Veneto, con l’estremo Nordest che ancora una volta traina la risalita dei casi. 


I DETTAGLI


L’indice di replicazione del virus è una misura più credibile e soprattutto più attuale rispetto al “classico” Rt. Mostra in sostanza la velocità con la quale l’epidemia cresce in un lasso di tempo recente e ben identificato. Ebbene, questo dato per il Friuli Venezia Giulia ha toccato quota 1,58, mentre in Veneto si è fermato a quota 1,50. Per fare dei paragoni, ecco i dati delle altre regioni: Abruzzo 1,16; Basilicata 1,13; Provincia autonoma Bolzano 1,36; Calabria 0,93; Campania 1,07; Emilia Romagna 1,27; Lazio 1,23; Liguria 1,48; Lombardia 1,48; Marche 1,30; Molise 1,16; Piemonte 1,34; Puglia 1,26; Sardegna 1,24; Sicilia 1,29; Toscana 1,32; Provincia autonoma Trento 1,34; Umbria 1,20; Valle d’Aosta 1,30. 

Fortunatamente, nonostante l’aumento in percentuale dei casi su base settimanale, non si registra assolutamente lo stesso andamento negli ospedali, che restano sostanzialmente vuoti in tutta la regione. La maggior parte dei pazienti ricoverati con un tampone positivo è costituita infatti da persone ospedalizzate per altre patologie e risultate poi contagiate al momento dell’accettazione in reparto. 

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Il Gazzettino