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PORDENONE E UDINE - "Dopo il continuo decremento a partire dal 10 gennaio scorso di contagi e ospedalizzazioni con una costanza di presenze in terapia intensiva, nell'ultima settimana abbiamo invece assistito ad un'inversione di tendenza con un esponenziale aumento dei positivi e dei ricoveri. Per mettere in sicurezza il sistema sanitario e la popolazione, stiamo valutando delle nuove misure per tutta la regione e più restrittive per le zone più a rischio del territorio". Lo ha detto il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, con il vicegovernatore Riccardo Riccardi, gli assessori regionali all'Istruzione Alessia Rosolen, alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti, alle Attività produttive e Turismo Sergio Emidio Bini e alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier durante gli incontri con i capigruppo in Consiglio regionale, l'Anci, i prefetti, i sindacati, le categorie economiche e l'Ufficio scolastico regionale. Si è trattato di riunioni in videoconferenza volute per aggiornare sulla situazione epidemiologica e confrontarsi con i soggetti istituzionali e non, sulle misure da adottare per il contenimento dell'emergenza anche alla luce dell'incontro telematico, della mattina, sul Dpcm per le misure anti-Covid alla presenza dei ministri per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, dell'Istruzione Patrizio Bianchi e alla Salute Roberto Speranza.
IL PUNTO
"Pordenone e Trieste sono ancora aree dove l'incidenza dei contagi non è esplosa - ha detto il governatore - mentre l'indice è alto e preoccupante nelle ex province di Gorizia e ancora di più in quella di Udine".
LA LINEA
"Servono misure rigorose, efficaci ma anche accettabili il più possibile - ha aggiunto il governatore - perché la positiva applicazione delle misure di contrazione della libertà avviene quando vi è la più ampia condivisione possibile". Fedriga ha rimarcato la necessità di adottare misure per la tenuta del sistema sanitario, la diminuzione dei contagi oltre che la tenuta lavorativa ed economica all'interno dei limiti imposti dal contesto attuale. Riccardi ha ricordato due elementi di incertezza, in particolare il parametro dei 250 contagi nel provvedimento che il Governo assumerà con il dpcm e le indagini sulle varianti "al 18 febbraio si registrava il 54% della variante inglese nel Paese che oggi significa aver superato il 60%" e il dato del contagio sulla popolazione studentesca "non è la scuola che determina il contagio quanto i movimenti dei giovani con le attività extra scolastiche". Riccardi ha ribadito il significativo incremento dei contagi nell'ultima settimana che "ci deve far valutare con attenzione quali scelte assumere" e ha evidenziato come "la colorazione del territorio sconta un ritardo di sette giorni: se pur siamo in zona gialla, il monitoraggio mostra una situazione di preoccupazione, in particolare per alcune aree del territorio". Si tratta di dati che rischiano di far assumere provvedimenti tardivi secondo Riccardi e Fedriga: "l'Rt guarda ai 15 giorni precedenti, quindi nel prendere misure restrittive rischiamo di essere in ritardo così come nel caso inverso, per allentare i provvedimenti una volta che la situazione è migliorata. Nell'interlocuzione con il ministro Speranza la necessità di modificare questi parametri è stata segnalata
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