Il corvo del Patriarcato: tre carabinieri i primi testimoni nel processo

Il corvo del Patriarcato: tre carabinieri i primi testimoni nel processo
Saranno i tre carabinieri che hanno fatto l'indagine i primi teste - chiamati dall'accusa - ad aprire il dibattimento sul corvo del Patriarcato. La convocazione dei tre...

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Saranno i tre carabinieri che hanno fatto l'indagine i primi teste - chiamati dall'accusa - ad aprire il dibattimento sul corvo del Patriarcato. La convocazione dei tre militari del nucleo Operativo della Compagnia di Venezia è arrivata nei giorni scorsi: il 24 giugno siederanno sul banco dei testimoni, primi di una lista che vede, tra gli altri, anche il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia e di Massimaliano D'Antiga, già sacerdote e ridotto allo stato laicale da papa Francesco proprio per essersi ribellato allo spostamento dalla sua parrocchia di San Zulian e San Salvador in Basilica di San Marco. Quando toccherà alla guida della chiesa veneziana non è ancora certo. Lo stesso vale anche per l'ex sacerdote: le convocazioni per le audizioni riguardano solo l'udienza del 24 giugno, la prima del dibattimento dopo le schermaglie preliminari dell'appuntamento in aula di inizio aprile.


IL DIBATTIMENTO


A processo con l'accusa è di diffamazione ci sono Enrico Di Giorgi, 76 anni, ex manager milanese alla Montedison di Marghera, con casa a Venezia, e Gianluca Buoninconti, 55 anni, tecnico informatico di Milano. Cioè i responsabili materiali di quei fogli affissi sui muri delle calli di Venezia tra gennaio e agosto del 2019 - ispirati da un mandante sconosciuto e firmati da un anonimo Fra.Tino - nei quali si narravano storie di prelati arraffoni, alcuni dei quali impegnati in notti orgiastiche dai risvolti pedofili, con un patriarca se non connivente, quantomeno intenzionato a chiudere un occhio e lasciar correre. A tracciare la rotta dell'intero processo era stato il giudice Stefano Manduzio accettando tutti i teste proposti da accusa, parti civili e difese e poi piantando paletti: «Il quadro di riferimento di questo processo è chiaro. Davanti a questo giudice laico, le parti potranno fare una rivisitazione del tutto. I riferimenti ci sono e ci saranno e saranno ammessi se nell'alveo di quello che è il capo d'imputazione», aveva detto nella prima udienza. Come a ricordare che nulla verrà nascosto o fermato, se inerente al perno del processo.


LA VICENDA


Una storia legata in maniera viscerale allo spostamento in cattedrale dell'allora don Massimiliano D'Antiga. Il trasloco del sacerdote era stato osteggiato da fedeli - alcuni, ora, testimoni - che avevano manifestato per settimane contro il patriarca. Poi, all'improvviso, tra gennaio e agosto 2019 ecco i fogli diffamatori della guida della chiesa veneziana, di alcuni sacerdoti a lui vicini e di altri laici considerati nemici di D'Antiga, tanto da portare alla costituzione di sedici parti civili. Tra loro lo stesso monsignor Moraglia; il suo vicario, Angelo Pagan, e il Patriarcato (assistiti dall'avvocato Pierpaolo Bottino di Genova), nonché numerosi sacerdoti citati nei volantini e il docente di Scienze religiose Alessandro Tamborini, assistiti dagli avvocati Andrea Bodi, Piero Coluccio, Stefano Tigani, Sarah Franchini, Teresa Lo Torto e Antonio Alessandri. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino