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PORDENONE E UDINE - Scovare, tracciare, isolare. Sino a quando i vaccini non si prenderanno la scena della “battaglia”, il ritornello resterà quello di prima: più si riuscirà a controllare la diffusione del contagio, più si sarà in grado di evitare chiusure e vittime. E il Friuli Venezia Giulia in questo campo sta per segnare un punto che il presidente Fedriga ha definito «rivoluzionario, decisivo». È infatti pronto a debuttare un nuovo test molecolare che si basa sull’esame della saliva, e non sul classico tampone naso-faringeo. Non è un esame rapido, ma uno strumento diagnostico in piena regola, che se validato in via definitiva potrebbe accorciare di molto i tempi richiesti dalla rincorsa al contagio.
LA SCOPERTA
Il lavoro è iniziato quest’estate, durante la “tregua” della pandemia. L’azienda friulana Biofarma ha messo a punto un liquido (si tratta di una soluzione fisiologica) che è in grado di conservare per 48 ore la saliva prelevata da un caso sospetto e di mantenerla inalterata in un normale frigorifero. In seguito il liquido dev’essere processato dai macchinari che attualmente analizzano i reagenti con cui vengono a contatto i tamponi, e a quel punto viene certificata la positività o meno al Coronavirus. Il vantaggio è evidente: «L’innovazione - ha spiegato Fedriga - rappresenterebbe una svolta che ci consentirebbe di saltare la fase invasiva del test, che attualmente prevede l’impiego del personale sanitario».
L’ITER
I nuovi test diagnostici salivari sono in fase di sperimentazione avanzata all’ospedale universitario di Udine. Il team di ricerca è guidato dal professor Francesco Curcio, direttore dell’istituto di patologia clinica. L’esperimento, applicato su 95 positivi, ha registrato un allineamento dell’esito rispetto a quello del tampone molecolare classico del 100 per cento, con margini di precisione ancora maggiori rispetto all’attuale sistema di prelievo. «Il nuovo test è più accurato del 10 per cento», ha aggiunto Fedriga. I primi risultati sono già stati inviati all’Istituto superiore di sanità, l’ente che dovrà certificare la validità della sperimentazione e infine concedere il nulla osta all’uso massivo del brevetto dell’azienda friulana. Non si tratterà in ogni caso di un test fai da te: il caso sospetto dovrà sempre essere seguito in un luogo fisico ancora da individuare, anche se non dal personale sanitario specializzato. L’azienda che ha messo a punto il liquido di conservazione ha già in mano un accordo con la Regione per la fornitura del materiale.
LE ARMI
Altro potenziale successo della ricerca targata Fvg è quello dell’uso di un farmaco antiparassitario, privo di effetti collaterali, che potrebbe fungere da profilassi per il Covid, ovvero la cui assunzione inibirebbe l’esplosione della carica virale. Lo studio è portato avanti dall’Università di Trieste e sta iniziando il suo percorso di sperimentazione. Il prodotto verrà testato su gruppi di soggetti più fragili. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino