Medici di famiglia a rischio: "selezione" telefonica in caso di sospetti

Medici di famiglia a rischio: "selezione" telefonica in caso di sospetti
VENEZIA - Un triage telefonico, evitare assembramenti negli ambulatori e richiesta di sistemi di protezione, quindi tute e maschere per poter visitare i pazienti per i quali si...

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VENEZIA - Un triage telefonico, evitare assembramenti negli ambulatori e richiesta di sistemi di protezione, quindi tute e maschere per poter visitare i pazienti per i quali si sospetta il contagio da Coronavirus. Ieri pomeriggio, appena si è diffusa la notizia dei primi due casi in Veneto di pazienti risultati positivi al test del virus cinese, sono iniziate telefonate e riunioni concitate tra i medici di famiglia per capire come comportarsi lunedì al rientro in ambulatorio, ma anche quali misure di sicurezza devono adottare le guardie mediche in servizio durante il fine settimana. «Finora nessuno dell’azienda sanitaria ci ha contattato e non siamo nemmeno stati chiamati a partecipare al tavolo d’emergenza fatto a Padova appena scoperti i casi positivi in Veneto - spiega Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale - stiamo facendo riunioni e ci stiamo consultando con i nostri referenti nazionali per darci delle linee guida: è indubbio che diventa rischioso avere molte persone raccolte nei nostri ambulatori». Ecco le norme che la Fimmg sta divulgando per i medici di famiglia. Per evitare il contagio tra il personale sanitario, ma anche tra i pazienti che si recano negli ambulatori, si è deciso la procedura filtro del triage telefonico nel cercare di evitare la mobilità dei pazienti che possono essere considerati a rischio per infezione. Perché la medicina del territorio è coinvolta sia nella identificazione dei casi fortemente sospetti, sia nella capacità di evitare che questi accedano impropriamente al pronto soccorso, azione che ne provoca poi la chiusura.


LE REGOLE

In concreto i medici di famiglia propongono di effettuare una sorta di prima diagnosi telefonica, in questo modo attraverso alcune domande poste al paziente cercano di capire il livello di coinvolgimento delle vie respiratorie. «Nei casi sospetti dobbiamo poi fare la visita a domicilio - spiega il referente veneto della Fimmg - per questo dobbiamo disporre di sistemi di protezione che gli ambulatori non hanno o hanno in numero non adeguato alle esigenze di questa emergenza. Serve infatti indossare la tuta e avere la mascherina di plexiglass, perché il contagio avviene attraverso la salita». I medici di famiglia rivolgono anche un appello ai loro pazienti: recarsi in ambulatorio solo se indispensabile. «Dobbiamo trovare un modo per selezionare gli accessi nei nostri studi - continua Crisarà - considerato che possono diventare luoghi a rischio per il contagio». Anche perché nel caso in cui un medico abbia visitato un paziente risultato positivo senza sistema di sicurezza dovrà essere messo lui stesso in quarantena. L’appello a fornire il materiale di protezione ai medici arriva anche dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri per voce del suo presidente Filippo Anelli e del vice Giavanni Leoni. «Dei quattordici contagiati dal nuovo Coronavirus in Lombardia, cinque sono operatori sanitari, medici e infermieri. È indispensabile che le Regioni forniscano subito il previsto materiale di protezione e indicazioni univoche su come gestire i casi. Così - spiegano da Fnomceo - si rischia di vanificare il lavoro fatto dal ministero della Salute, che sin da subito ha invece fornito tali indicazioni, demandando alle Regioni i protocolli operativi e la fornitura dei materiali».

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Il Gazzettino