I dentisti veneti diventano "poveri" per colpa del Coronavirus: «Perso tra il 70 e il 90% dei guadagni»

I dentisti veneti diventano "poveri" per colpa del Coronavirus: «Perso tra il 70 e il 90% dei guadagni»
Coronavirus, i dentisti del Veneto diventano "poveri". Il blocco delle attività, fatto salvo per le urgenze, ha praticamente azzerato i guadagni. In Veneto il...

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Coronavirus, i dentisti del Veneto diventano "poveri". Il blocco delle attività, fatto salvo per le urgenze, ha praticamente azzerato i guadagni. In Veneto il 41,2% dei titolari di studi dentistici denuncia una diminuzione tra il 90 e il 100% e il 41,1% lamenta perdite tra il 70 e il 90% degli introiti. Il dato è stato diffuso oggi dalla sezione regionale dell'Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi), al termine di un sondaggio tra i suoi 2.560 associati.


Per il presidente di Andi Veneto Federico Zanetti «l'87% degli studi in regione ha chiuso entro il 14 marzo limitando l'attività alle sole emergenze mediche. La decisione è stata la conseguenza diretta ed immediata di quanto veniva richiesto dal governo; la limitazione delle attività alle urgenze ha inoltre evitato che i pazienti afferissero agli ospedali, già sotto pressione per la gestione della pandemia. In questo quadro, il 98% dei titolari di studio afferma di aver comunque dovuto far fronte alle spese di gestione, che nell'87% dei casi non erano coperte dalle entrate dell'attività: in molti quindi, hanno messo mano alle risorse personali».

Dall'indagine emerge inoltre che i dipendenti sono finiti nell'85% dei casi in cassa integrazione, mentre dei collaboratori l'88% è rimasto a casa nel giro di 24 ore, con un abbattimento dei guadagni che si attesta nel 74% dei casi oltre il 70%. «I dati del sondaggio - conclude Zanetti - mettono in luce non solo le enormi difficoltà di una categoria che, date le misure di sicurezza che abitualmente adotta, non è stata particolarmente colpita dal virus, ma anche e soprattutto i problemi che devono affrontare i molti pazienti che hanno intrapreso terapie fondamentali per la salute, spesso molto impegnative».

NELLA MARCA 
E’ una crisi senza precedenti quella che si è abbattuta sugli studi odontoiatrici della provincia  di Treviso e fotografata dal Andi Veneto tra i suoi  associati. 

“Emerge una realtà tale da far tremare i polsi - afferma il presidente di Andi Veneto Federico Zanetti – il 93% degli studi trevigiani ha chiuso entro il 14 marzo limitando l’attività alle sole emergenze mediche. E i guadagni sono colati a picco: il 42.6% dei titolari di studio denuncia una diminuzione tra il 90 e il 100% e il 43% lamenta perdite tra il 70 e il 90%”. La decisone di chiudere, sottolinea il presidente, è stata la conseguenza diretta ed  immediata  di quanto veniva richiesto dal governo; la limitazione delle attività alle urgenze ha inoltre evitato che i pazienti afferissero agli ospedali, già sotto pressione per la gestione della pandemia. “In questo quadro, il 93%  dei titolari di studio  intervistati afferma di aver comunque dovuto far fronte alle spese di gestione, che, nel 79% dei casi non erano coperte dalle entrate dell’attività: in molti quindi, hanno messo mano alle risorse personali – sottolinea Zanetti – I dipendenti dello studio sono finiti, nell’87% dei casi, in cassa integrazione, mentre i collaboratori sono quelli che hanno sofferto maggiormente: l’89% è rimasto a casa nel giro di 24 ore con un abbattimento dei guadagni che si attesta, nel 77.2% dei casi, oltre il 70%”. La crisi del settore si è poi abbattuta, a cascata, sui pazienti. “Spesso il dentista viene identificato, molto semplicemente, come colui che fa le otturazioni. In verità noi gestiamo anche procedure molto complesse e cure che hanno un impatto fondamentale sulla salute della persona: cure e procedure che da due mesi si sono interrotte – conclude Zanetti –   I dati del sondaggio mettono in luce non solo le enormi difficoltà di una categoria che, date le misure di sicurezza che abitualmente adotta, non è stata particolarmente colpita dal virus,   ma anche e soprattutto i problemi che devono affrontare i molti pazienti che hanno intrapreso terapie fondamentali per la salute, spesso molto impegnative”. 
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Il Gazzettino