Coronavirus, i dentisti del Veneto diventano "poveri". Il blocco delle attività, fatto salvo per le urgenze, ha praticamente azzerato i guadagni. In Veneto il...
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Per il presidente di Andi Veneto Federico Zanetti «l'87% degli studi in regione ha chiuso entro il 14 marzo limitando l'attività alle sole emergenze mediche. La decisione è stata la conseguenza diretta ed immediata di quanto veniva richiesto dal governo; la limitazione delle attività alle urgenze ha inoltre evitato che i pazienti afferissero agli ospedali, già sotto pressione per la gestione della pandemia. In questo quadro, il 98% dei titolari di studio afferma di aver comunque dovuto far fronte alle spese di gestione, che nell'87% dei casi non erano coperte dalle entrate dell'attività: in molti quindi, hanno messo mano alle risorse personali».
Dall'indagine emerge inoltre che i dipendenti sono finiti nell'85% dei casi in cassa integrazione, mentre dei collaboratori l'88% è rimasto a casa nel giro di 24 ore, con un abbattimento dei guadagni che si attesta nel 74% dei casi oltre il 70%. «I dati del sondaggio - conclude Zanetti - mettono in luce non solo le enormi difficoltà di una categoria che, date le misure di sicurezza che abitualmente adotta, non è stata particolarmente colpita dal virus, ma anche e soprattutto i problemi che devono affrontare i molti pazienti che hanno intrapreso terapie fondamentali per la salute, spesso molto impegnative».
NELLA MARCA
E’ una crisi senza precedenti quella che si è abbattuta sugli studi odontoiatrici della provincia di Treviso e fotografata dal Andi Veneto tra i suoi associati.
“Emerge una realtà tale da far tremare i polsi - afferma il presidente di Andi Veneto Federico Zanetti – il 93% degli studi trevigiani ha chiuso entro il 14 marzo limitando l’attività alle sole emergenze mediche.
Il Gazzettino