TARVISIO Se Friuli Venezia Giulia e Alto Adige piangono, la Carinzia non ride, perché una stagione turistica senza turisti italiani è come una Kirchtagsuppe...
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ECONOMIE SIMBIOTICHE
Che l’Austria - che ha concesso il passaggio a tedeschi e svizzeri, turisti compresi, diretti nel nostro Paese - non possa fare a meno dell’Italia lo sostengono anche i Verdi, alleati di Kurz al Governo, ma già pronti a dare battaglia sul no del Cancelliere al recovery fund: «L’economia austriaca è intrecciata con i Paesi vicini. Chi aiuta l’Italia, aiuta l’Austria - ha sottolineato Michel Reimon, politico austriaco dei verdi austriaci e membro del Parlamento Europeo- Se non ci sono investimenti nel nord Italia, avremo un aumento della disoccupazione anche in Carinzia e Tirolo». Come accade per Tarvisio, infatti, anche oltre confine sono diverse le attività che fanno affidamento sugli scambi transfrontalieri. Scambi non solo legati alla presenza di turisti, ma anche alla quotidianità. Preoccupazioni sollevate dagli operatori economici tarvisiani, ma non sottovalutate neppure da quelli d’oltre confine, consapevoli che un lungo stop rischia di causare gravi ricadute soprattutto in previsione di una stagione estiva incerta. Anche la Carinzia, dunque, non è immune dalla necessità di riaprire i confini. Seppur sia ancora difficile quantificare il danno economico, è innegabile che gli italiani contribuiscano a fare “la ricchezza” carinziana, non solo di alberghi o terme, ma anche di ristoranti, negozi, pompe di benzina o centri commerciali dove la presenza di nostri connazionali è azzerata.
CHIUSI BENZINAI E HOTEL
Un chiaro esempio del disagio è il “Suedrast Dreilaenderecke” di Arnoldstein, crocevia del turismo proveniente dall’Italia.
QUARTI IN CLASSIFICA
Anche l’Austria ha bisogno degli stranieri per un settore che produce il 16% del prodotto interno lordo: nel 2019, come riportato dall’Ufficio Turistico Nazionale, i pernottamenti totali sono stati quasi 153 milioni, di cui il 75% erano turisti provenienti dall’estero. E se il turista italiano si piazza al quarto posto dietro a tedeschi, olandesi e svizzeri, in Carinzia il tricolore sventola sul secondo gradino del podio. Un aumento costante negli ultimi anni (nel giugno 2019 si era festeggiato il dato record di quasi 436mila arrivi con un aumento di stranieri pari al 22%), con un trend che stava proseguendo anche a inizio 2020. A febbraio la Carinzia ha potuto contare sul più alto numero mai registrato di arrivi (252.778) e pernottamenti (1.141.302), con un +18% di italiani; a marzo si è verificato il tracollo: solo 57.121 arrivi e 290.129 pernottamenti, il -60% rispetto al 2019. I primi a “sparire”, neanche a dirlo, sono stati gli italiani (-82%), seguiti da olandesi (-77%) e tedeschi (-64%). Dati che per l’estate -gli italiani diventano la terza forza turistica straniera - fanno intuire come difficilmente gli operatori carinziani possano permettersi di privarsi di noi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino