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TREVISO «Sindaco vattene». Poi una raffica di insulti irripetibili diretti al primo cittadino. E il sindaco Mario Conte di passaggio per via Dall'Oro, a due passi dal Duomo, non si è sottratto. Con la dovuta calma e usando toni pacati ha affrontato quel gruppetto di adolescenti decisamente su di giri. Ma la tensione si è alzata ugualmente di parecchio. L'episodio è accaduto giovedì pomeriggio. Conte ha voluto verificare di persona se alcune segnalazioni arrivate a più riprese a Ca' Sugana fossero reali. Tanti residenti, da giorni, segnalavano la presenza di questo gruppetto di adolescenti, una ventina tra i 15 e i 18 anni e un paio di minorenni, tra i locali della zona. E si lamentavano degli schiamazzi, delle provocazioni a clienti e passanti, del fatto che eccedessero con gli aperitivi. Il sindaco ha voluto dare un'occhiata ed è stato sfidato da un ragazzino quindicenne con atteggiamenti da bullo spalleggiato dai suoi amici. Ovviamente non è successo niente: Conte ha tentato di parlare, di farlo ragionare. Inutilmente. E dopo qualche parola di troppo, accompagnato da gesti di sfida, il gruppetto se n'è andato.
I CONTROLLI
Intanto la pratica è arrivata alla polizia locale che, ieri pomeriggio, ha fatto dei controlli sempre nella stessa zona.
IL PROBLEMA
«Abbiamo voluto dare un segnale - spiega il sindaco - i ragazzi sono stati identificati e adesso vedrò di creare un canale di dialogo con le loro famiglie. Sinceramente mi dispiace che alle tre o quattro del pomeriggio dei giovani di 15 o 16 anni non facciano altro che bere aperitivi e fumare. Azioni che li portano ad avere atteggiamenti offensivi e provocatori. L'episodio che mi è capito giovedì è dovuto proprio a questo: il ragazzino che mi ha affrontato era visibilmente alterato e questo lo ha portato ad avere comportamenti francamente inaccettabili ne confronti della comunità». Conte quindi fa un appello alle famiglie: «Il Comune farà di tutto per aiutarli, ma chiedo supporto anche alle famiglie. Mi chiedo anche se i genitori sappiano dove i loro figli passano il pomeriggio. Ma non solo: vedono le condizioni in cui tornano a casa la sera? Mi dispiace, perché a questi ragazzi ci tengo. Voglio aiutarli, capisco che questo periodo è durissimo anche per loro. In loro c'è tanto di buono. Dopo l'episodio di giovedì, una ragazza di quel gruppetto mi ha scritto per scusarsi, ammettendo che l'atteggiamento tenuto è stato del tutto sbagliato. Per questo dico che vanno aiutati, supportati. Ma a cominciare dalle famiglie, con cui voglio parlare».
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